Senegal-Guinea, segnali di disgelo

di Marco Trovato

Tra gli auguri inviati al presidente Macky Sall, in occasione dei 61 anni di indipendenza del Senegal, spiccano quelli del suo omologo guineano.

“La commemorazione del 61° anniversario dell’adesione del vostro Paese alla sovranità nazionale mi offre l’opportunità di inviarle le sincere e calorose congratulazioni del popolo della Guinea e del suo governo”, ha scritto nel suo messaggio Alpha Condé.
“In questa felice occasione, vorrei rassicurarvi della mia ferma determinazione a collaborare con voi per il rafforzamento e la diversificazione dei nostri legami di amicizia e fraternità che uniscono così felicemente i nostri due Paesi. Rinnovando l’augurio di un felice anniversario, le chiedo di accettare, l’espressione della mia più alta e fraterna considerazione”.

Nei giorni scorsi il presidente della Guinea aveva fatto delle dichiarazioni molto pesanti all’indirizzo di Dakar e queste sue parole, al di là del contenuto formale, sono state lette da vari osservatori come un segnale intenzionale di distensione.

In viaggio verso Tormélin ed esprimendosi in lingua sousou, il presidente guineano aveva accusato il Senegal di servire come base di retroguardia per i suoi avversari. “Tutti quelli che ci insultano e gridano che la Guinea sta per bruciare, si fa tutto a Dakar”, aveva detto. Aggiungendo, subito dopo che “tutti quelli avrebbero voluto che la Guinea bruciasse, vediamo tutti cosa succede a casa loro. Dio non dorme”. Allusione, questa, ai gravi scontri e alle violenze registrate in Senegal nei giorni scorsi.
In un’intervista a Jeune Afrique pubblicata il 30 marzo, Alpha Condé aveva ribadito il concetto, asserendo che “tutti i tentativi di destabilizzazione contro la Guinea provengono dal Senegal”.

In Senegal si trovano infatti Ibrahima Diallo e Sékou Koundouno, due attivisti appartenenti al Fronte nazionale per la difesa della Costituzione, formazione che ha fortemente avversato il terzo mandato di Condé e che è stata quasi decapitata dal governo. Messi sotto controllo giudiziario e quindi rilasciati, Diallo e Koundouno, seppure in tempi diversi, sono riusciti a lasciare la Guinea per il Senegal e da lì continuano a portare avanti la loro azione politica. L’insofferenza verso Dakar sarebbe legata al fatto di aver consentito e continuare a consentire ai dissidenti guineani di permanere sul territorio senegalese. La chiusura dei confini con il Senegal, decisa da Condé, avrebbe molto a che fare con i tentativi di neutralizzare il Fronte Nazionale per la difesa della Costituzione.
Essa tuttavia sta contribuendo a peggiorare la difficile situazione economica della Guinea ed è sempre più impopolare tra i guineani. Questo potrebbe aver suggerito al presidente un cambio di linea e un’azione volta a ricucire le relazioni tra i due Paesi confinanti.

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