Senegal: addio a Gainako, protagonista della lotta tradizionale

di Marco Trovato

È deceduto giovedì 30 dicembre, a seguito di una breve malattia, il famoso lottatore senegalese Gainako, che apparteneva alla squadra Mbollo di Keur Massar. Il funerale si è svolto il 31 a Porokhane. Da due giorni centinaia di suoi tifosi stanno rendendo omaggio alla sua tomba.

Sport nazionale

La lotta senegalese, le cui origini risalgono alle cerimonie che celebrano la fine dei raccolti tra i gruppi etnici Serer e Diola, è molto popolare, quasi più del calcio. La vita, durante gli incontri, si ferma. Chi può va all’arena, gli altri davanti ai televisori, e tutti sono rapiti da questo sport che ha origini mistiche.

Le regole base del combattimento sono semplici. Ci si affronta corpo a corpo, sempre a mani nude e sulla sabbia. Vince chi mette per primo a terra l’avversario. Si parla di atterramento quando si tocca il suolo con la schiena, o l’addome, o due ginocchia e una mano, o due mani e un ginocchio. Gli sfidanti, coperti solo da mutandoni che fanno venire in mente gli antichi ciripà dei neonati e da una sfilza di talismani (gris-gris), entrano nell’arena accompagnati dal canto dei griot e dall’incoraggiamento delle donne e dei bambini. Si attardano in una serie di riti propiziatori e di purificazione come l’aspersione del corpo col latte, la rottura delle calebasse, la liberazione di alcuni volatili, l’esibizione di particolari amuleti. Ricevono quindi la benedizione del proprio marabutto, la guida spirituale.

Nata tra le Piramidi

Ma quali sono le origini della lotta senegalese? In uno splendido volume di qualche anno fa, L’Afrique à poings nus, l’autore, Philippe Bordas, avallava la tesi della sua importazione dall’antico Egitto. Nella necropoli di Beni Hasan sono state trovate, tra le altre cose, pitture e iconografie che rappresentano un tipo di lotta praticamente identico a quello combattuto oggi in Senegal.

Sarebbero stati i Lebou (l’etnia di pescatori radicata a Capo Verde, la penisola su cui è sorta Dakar) ad avere importato la lotta dopo averla appresa dai Nubiani, con cui c’erano stati scambi e contatti. Il primo a postulare l’esistenza di un legame storico tra Senegal ed Egitto e ad argomentare questa ipotesi in ambito di ricerca è stato lo storico Cheikh Anta Diop. Il suo punto di vista è stato fatto proprio da molti intellettuali senegalesi, tra cui l’artista Joe Ouakam, che è una delle fonti sentite da Bordas. Una leggenda sérèr conferma l’ipotesi di una provenienza esterna. Essa dice che a portare la lotta sulla terra furono esseri sovrannaturali, chiamati Kurs, i quali l’avrebbero trasmessa a ragazzi non ancora circoncisi, i cosiddetti Gaynaakh.

Pugni controversi

Il filosofo Souleymane Bachir Diagne ha recentemente messo sotto accusa la lotta con i pugni (avec frappe), liquidandola come un prodotto di importazione coloniale. Questa variante, che come abbiamo visto è quella ormai impostasi in città, è stata lanciata e promossa negli anni Vwnti dal regista francese Maurice Jacquin, che voleva farne un business, e infatti fu il primo a organizzare spettacoli a pagamento.

Di diverso avviso l’antropologa Dominique Chevé, che sta conducendo una ricerca in collaborazione con l’istituto nazionale popolare per ‘educazione popolare e lo sport (Inseps). «La lotta con i pugni era già praticata a Cayor (regno che esistette dal XV al XIX secolo nel nord del Senegal, NdR) e non fu inventata dai coloni». La questione insomma rimane controversa. Nel frattempo crescono i cachet dei lottatori. E i match si fanno sempre più duri.

(foto di apertura di Christian Bobst tratta dalla Rivista Africa)

Il lottatore senegalese Gainako morto pochi giorni fa

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