Mimesis, a Viterbo in mostra l’iperrealismo nigeriano

di claudia

Da sabato 4 febbraio presso la Black Liquid Art Gallery di Viterbo, in Via S. Tommaso 55, è aperta al pubblico “Mimesis” una mostra a cura di Antonella Pisilli con le opere di cinque giovani artisti nigeriani, Olamilekan Abatan, Alex Peter Idoko, Joseph Chimerie, Nebolisa Kelly e John Hopex. Protagonista il concetto di iperrealismo che sta caratterizzando negli ultimi anni la giovane arte contemporanea nigeriana. Inaugurazione alle ore 18.

Imitare o creare, eguagliare o superare la natura, nella mostra Mimesis cinque giovani artisti Olamilekan Abatan, Alex Peter Idoko, Joseph Chimerie, Nebolisa Kelly e John Hopex, provenienti dalla Nigeria dipingono la realtà più vera della realtà stessa e portano avanti il concetto di iperrealismo che caratterizza negli ultimi anni la giovane arte contemporanea. nigeriana.

La mostra Mimesis è un tentativo di catturare e rappresentare non solo il mondo che circonda gli artisti ma anche tutte le migliaia di immagini che attraverso il web arrivano ai loro occhi. Gli artisti nigeriani attraverso il loro iperrealismo creano un ambiente che simula la realtà fisica in luoghi immaginari. Maestro dell’iperrealismo nigeriano è sicuramente Olamilekan Abatan. La sua è un’operazione di assimilazione dell’estetica classica occidentale rielaborata con un linguaggio nuovo contemporaneo e africanizzato attraverso l’uso dei wax. Nei suoi lavori i personaggi rievocano quelli dei grandi maestri del rinascimento, mostra il santo o la madonna in posizione classica, ma li attualizza,
attraverso un abbigliamento contemporaneo.

L’opera di Alex Peter Idoko potrebbe essere paragonata ad un rituale magico nel quale l’artista attraverso la cerimonia del fuoco, crea delle immagini sorprendenti, ma ciò che rende ancora più stupefacente il suo lavoro è la capacità di usare il pirografo rendendo le figure con una precisione iperrealista.
Joseph Chimerie usa il colore con sfumature così impalpabili e morbide come se fosse un maquillage sul volto di una modella. La sua è un’opera che si potrebbe definire fashion, ma non nell’accezione di moda, ma di eleganza. Le sue figure sono avvolte nella profondità prospettica come se fossero all’interno di una scatola magica e si potessero prelevare e muovere.
Nebolisa Kelly è l’artista iperrealista nigeriano per eccellenza, sia per i suoi soggetti sia per la tecnica, ci sono tutti gli elementi: i ritratti in formato magnum, l’acqua che invade il volto, l’utilizzo del chiaroscuro denso e sostanzioso di particolari. (in copertina dettaglio dell’opera)



Viviamo in un epoca in cui è difficile distinguere tra reale e virtuale. Ciò che nel recente passato si prefigurava un futuro distopico solo nei film di fantascienza, oggi quel mondo si sta definendo in modo sempre più chiaro. Già adesso nel metaverso è possibile operare sui sensi per influenzare la nostra percezione del reale, con difficoltà riusciremmo a distinguere ciò che è vero da ciò che è virtuale.

Rudolf Arnheim affermava come la percezione umana produca significato dalle nostre esperienze con il mondo che ci circonda e che tutta l’espressione artistica si basa su questo processo di appropriazione della realtà così come la vediamo attraverso i nostri sensi e la nostra comprensione. Ed è in questo processo che l’arte diventa il mezzo in grado di dare alla percezione dell’osservatore la possibilità di interpretare il proprio universo e non la sua esclusiva rappresentazione, provocando in ciascuno di noi delle sollecitazioni e delle percezioni diverse, capaci di cambiare la nostra idea e il nostro percepire.

I giovani artisti nigeriani si pongono tra il concetto di rappresentazione della realtà e il superamento di questa. Costruiscono inconsapevolmente una nuova estetica che va al di la della semplice rappresentazione, superano il realismo fotografico e si pongono come creatori di nuovi personaggi, laddove anche la “risoluzione” supera e travalica la perfezione della realtà.

Avvicinarsi ai quadri di Olamilekan Abatan o di Nebolisa Kelly significa penetrare nell’ epidermide del soggetto, vivere una nuova esperienza, immergersi in una realtà altra, reale, ma allo stesso tempo immaginaria.

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