Liberia: tra promesse mancate e scandali, Weah ci riprova

di claudia
George Weah

di Valentina Giulia Milani

Si sperava che i risultati politici fossero all’altezza di quelli sportivi, non è stato così. Ma George Weah torna all’attacco. Il presidente della Liberia, ex stella del calcio internazionale che ha raggiunto la fama da una baraccopoli di Monrovia, ha infatti annunciato la sua intenzione di ricandidarsi alla guida del Paese entro la fine dell’anno.

“Miei concittadini, verrò a breve da voi per chiedervi di rinnovare (…) per la seconda volta il mandato che mi avete dato sei anni fa”, ha detto – secondo quel che riferisce Radio France Internationale – nel suo discorso annuale sullo Stato della Nazione, in vista del voto previsto entro la fine dell’anno.

Weah, 56 anni, è entrato in carica nel 2018 nel primo cambio di potere pacifico del Paese dell’Africa occidentale in sette decenni ed è costituzionalmente idoneo a ricandidarsi alle elezioni del 10 ottobre. Weah ha ottenuto una schiacciante vittoria al ballottaggio nelle ultime elezioni generali del 2017 grazie al sostegno dei giovani e delle fasce più povere della popolazione.

L’ex attaccante – tra le altre – di AC Milan e Paris Saint Germain (Psg) promette già di perseguire “trasformazione, crescita e pace”. Verrà creduto da una popolazione che – forse non a torto – potrebbe essere rimasta delusa dalla sua politica degli ultimi anni?

La Liberia, del resto, si sta ancora riprendendo dal colpo di Stato militare del 1980 e da una guerra civile durata 14 anni e conclusasi nel 2003. Ha bisogno di concretezza, onestà e sicurezza. Caratteristiche che gli anni di Weah al potere non sembrano avere.

Per il suo primo mandato ha promesso di porre fine alla corruzione endemica che il suo predecessore, la premio Nobel per la pace Ellen Johnson Sirleaf, è stato ampiamente accusato di non aver affrontato. Ma Weah ha rapidamente ricevuto le stesse critiche. Nel 2018, uno scandalo di frode in cui la Liberia ha perso 100 milioni di dollari in banconote della banca centrale appena stampate ha scatenato diffuse accuse di uso improprio di fondi pubblici all’interno dell’amministrazione di Weah.

L’anno scorso gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a tre funzionari governativi liberiani, tra cui il capo dello staff di Weah, per quello che hanno dichiarato essere “il loro continuo coinvolgimento nella corruzione pubblica”. La disillusione dei liberiani è stata aggravata dal declino economico in un Paese in cui la maggior parte della popolazione vive in profonda povertà.

A proposito di promesse, secondo l’Organizzazione della società civile liberiana Naymote Partners for Democratic Development, il presidente liberiano ha rispettato soltanto 24 delle 292 promesse elettorali fatte nella scorsa campagna elettorale. “Ciò costituisce l’8% delle promesse”, ha chiarito Eddie Jarwolo, membro dell’organizzazione, alla Bbc.

Inoltre, Weah è stato al centro di un’altra bufera: l’indagine indipendente sul disboscamento nella foresta pluviale liberiana ha rilevato operazioni illegali “su scala significativa”, con molteplici passi falsi e violazioni della legge da parte dell’Agenzia governativa liberiana incaricata di proteggere le foreste. Lo ha rivelato nei giorni scorsi  l’Associated press, citando un rapporto indipendente completato nel 2020 ma che non è mai stato reso pubblico.

Il report è stato tenuto oscurato nonostante gli appelli degli attivisti a pubblicare i suoi risultati, che includevano una raccomandazione al presidente George Weah di ordinare un’inchiesta speciale su ciò che è andato storto ma Weah, che ha nominato il capo dell’Agenzia forestale, ha ignorato i ripetuti appelli degli ambasciatori dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e del Regno Unito ad agire celermente in risposta al rapporto.

liberia foresta

La Liberia è il Paese più boscoso dell’Africa occidentale, con foreste pluviali che coprono circa i due terzi del suo territorio. Ospita elefanti della foresta in via di estinzione, ippopotami pigmei e scimpanzé occidentali. Dal 2000, circa il 22% della copertura arborea della nazione è andato perduto a causa della deforestazione, in gran parte a causa della pressione del disboscamento e delle piccole fattorie.

Dopo che nel 2018 è stato scoperto il disboscamento illegale di 3 milioni di dollari di latifoglie tropicali nella contea di Grand Bassa da parte di una società chiamata Renaissance Group, il ministero della Giustizia della Liberia ha commissionato un’indagine forense a esperti internazionali. L’indagine includeva il ruolo svolto dall’agenzia forestale della Liberia, l’Autorità per lo sviluppo forestale (Fda).

Gli investigatori hanno evidenziato cinque illegalità da parte della Fda, che è parzialmente finanziata da Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito. Un “grave fallimento” è stata la “tendenza persistente” del suo management a prendere “decisioni illegali nel valutare la gravità dei reati”.

Maxson Kpakio del Justice Forum Liberia, un affermato gruppo di difesa, alla Bbc si è detto “estremamente deluso dall’amministrazione Weah perché in cinque anni non abbiamo ancora visto investimenti esteri diretti: tutto ciò che vediamo è corruzione e stenti”.

Il presidente del partito al governo, il Congresso per il cambiamento democratico, Mulbah Morlue, ha respinto le critiche: in una dichiarazione all’emittente inglese ha detto che i risultati, in termini di sviluppo, del governo di Weah “sono innumerevoli”, citando la costruzione di strade e ospedali ed ha aggiunto che, a causa dei precedenti del signor Weah, la rielezione dell’ex stella del calcio alle elezioni di ottobre è certa.

Nell’ottobre 2020 Weah ha dichiarato che avrebbe cercato di servire solo per due mandati, esprimendo allora preoccupazione per le proteste nella vicina Costa d’Avorio e in Guinea per le candidature dei loro presidenti a un terzo mandato.

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