Mali, in calo i crimini da parte dei fondamentalisti

di Valentina Milani

Di Andrea Spinelli Barrile

Sembra leggermente migliorata la situazione in Mali dal punto di vista delle violazioni e degli abusi contro i diritti umani e il diritto internazionale umanitario: è quanto si apprende dal rapporto trimestrale, pubblicato nei giorni scorsi, della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni unite in Mali (Minusma), che segnala un calo di tali violazioni pari al 42% rispetto al trimestre precedente.

Il rapporto, che copre il periodo che va dal 1 aprile al 30 giugno scorsi, documenta “467 casi di violazioni e abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario”. Secondo la Minusma “in totale 317 civili sono stati uccisi, 73 sono stati rapiti o scomparsi e 77 feriti”, numeri che rappresentano un calo del 42% rispetto al trimestre precedente, in cui si erano registrati 812 casi di violazioni, tra i quali si contavano 543 civili uccisi, 107 rapiti o dispersi e 107 feriti.

“I principali autori di atti di violenza contro i civili sono, tra gli altri, Jama’at Nusrat al-Islam wa al-Muslimin (Jnim), lo Stato islamico nel grande Sahara (Eigs) e altri gruppi simili, “responsabili di 297 gravi violazioni dei diritti umani” accusa la Minusma puntando il dito contro il fondamentalismo islamico: “Questi gruppi si sono distinti per i continui attacchi contro i civili, le forze di difesa e sicurezza maliane (Fdsm)” ma anche contro i caschi blu della Minusma. Attacchi che, in totale, “hanno causato almeno 200 morti, 44 feriti e causato lo sfollamento di migliaia di civili”.

Tuttavia, specifica il rapporto della Minusma, questi importanti gruppi fondamentalisti non sono gli unici attori violenti sulla scena e non sono gli unici ad essersi macchiati di crimini. Se infatti sono diminuite le violazioni da parte dei gruppi armati ribelli è anche vero che “gli atti di violenza perpetrati da milizie e altri vigilantes della comunità sono raddoppiati: da 15 attacchi nel trimestre precedente a 34 nel periodo in esame. La maggior parte delle vittime è stata identificata principalmente nei circoli di Bandiagara, Bankass, Djenné, Mopti e Niono”. Un segnale di come il Mali sia ancora lontano dalla pacificazione e di come l’armarsi delle popolazioni locali allo scopo di autodifesa non protegga le stesse comunità da gravi crimini e violazioni dei diritti umani.

La missione Onu afferma inoltre che “le violazioni dei diritti umani imputabili alle Forze di difesa e sicurezza maliane hanno, dal canto loro, registrato un calo del 62%, da 320 nel periodo gennaio-marzo 2022, a 122”. Per quanto riguarda invece i gruppi firmatari dell’Accordo per la pace e la riconciliazione siglato ad Algeri, la Minusma afferma di aver documentato “14 violazioni dei diritti umani a loro imputabili, con un incremento del 16% rispetto al trimestre precedente”.

Un’analisi geografica delle violenze contenuta nel rapporto indica che i principali atti di violenza contro i civili e le loro proprietà sono stati commessi nelle regioni di Bandiagara (158 violazioni), Douentza (81 violazioni), Mopti (80 violazioni), Ségou (53 violazioni), Ménaka (39 violazioni) e Gao (32 violazioni). La missione Onu in Mali sottolinea anche che “nelle regioni settentrionali la situazione è stata segnata principalmente da un notevole deterioramento delle condizioni di sicurezza nell’area dei tre confini della regione di Liptako-Gourma, tra Burkina Faso, Mali e Niger”.

Condividi

Altre letture correlate: