Macron in Ruanda ammette le responsabilità della Francia nel genocidio

di Valentina Milani

Il presidente francese è attualmente in Ruanda per la prima volta. Come precisa Rfi, è solo il secondo presidente francese a recarsi nel Paese dopo il genocidio dei Tutsi nel 1994. Il primo momento saliente del viaggio è stata la visita al Memoriale del Genocidio di Kigali, dove sono sepolte oltre 250.000 persone. Proprio presso il memoriale, ha preso la parola per un discorso molto atteso nel quale ha parlato della responsabilità della Francia.

Lo stesso presidente, sulla sua pagina Twitter, aveva preannunciato il momento mentre stava per atterrare a Kigali, scrivendo che “nelle prossime ore, scriveremo insieme una nuova pagina nella nostra relazione con il Ruanda e l’Africa”.

“Eclissi dell’umanità”, così il presidente Macron ha definito – nel suo discorso pubblicato sulla pagina Twitter dell’Eliseo – i terribili eventi del ’94 che hanno spezzato il Ruanda. Ascoltando il discorso, si apprende che il presidente francese non ha pronunciato la parola “scusa”. Pur parlando della “responsabilità” della Francia, ritiene che non sia stata complice: “Gli assassini che infestavano le paludi, le colline, le chiese non avevano il volto della Francia. La Francia non è stata complice. Il sangue che scorreva non disonorava le sue armi o le mani dei suoi soldati che vedevano con i loro occhi le indicibili ferite fasciate e soffocavano le loro lacrime. “

Il presidente francese ha però sottolineato il dovere della Francia: “Ma la Francia ha un ruolo, una storia e una responsabilità politica in Ruanda. E ha un dovere: quello di guardare in faccia la storia e riconoscere la parte di sofferenza che ha inflitto al popolo ruandese facendo prevalere per troppo tempo il silenzio sull’esame della verità. Coinvolgendosi nel 1990 in un conflitto in cui non aveva alcuna esperienza precedente, la Francia non ha ascoltato le voci di coloro che l’avevano avvertita, o ha sopravvalutato la sua forza pensando di poter fermare il peggio. La Francia non ha capito che, volendo prevenire un conflitto regionale o una guerra civile, era in realtà al fianco di un regime genocida. Ignorando gli avvertimenti degli osservatori più lucidi, la Francia ha assunto una responsabilità schiacciante in una spirale che ha portato al peggio, anche se stava proprio cercando di evitarlo. “

La settimana scorsa Emmanuel Macron ha ricevuto il presidente ruandese Paul Kagame all’Eliseo che era a Parigi per partecipare al vertice sulle economie africane.

Quasi un quarto di secolo dopo il genocidio in Ruanda, la normalizzazione tra Parigi e Kigali è in corso ma “richiederà indubbiamente del tempo”, ha avvertito in quell’occasione Macron ricevendo il suo omologo rwandese. “Abbiamo deciso di lavorare insieme in modo pragmatico”, ha riassunto il capo di stato francese alla fine del lungo tête-à-tête.

Le relazioni tra Parigi e Kigali sono state tese dal genocidio del 1994 che, secondo l’ONU, ha lasciato circa 800.000 morti, principalmente tra la minoranza tutsi, ma anche tra gli hutu moderati. Paul Kagame, salito al potere dopo il genocidio, ha accusato le autorità francesi di aver sostenuto il governo Hutu e quindi di essere stato un attore nelle uccisioni.

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