Liberia, il figlio di Charles Taylor accusa gli Usa di ingiustizia

di claudia

Il figlio di Charles Taylor, Roy Belfast Jr., noto anche come Charles McArthur ‘Chucky’ Emmanuel, ha accusato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver violato i suoi diritti civili. Belfast sta attualmente scontando una pena detentiva di 97 anni presso il penitenziario americano di Lee, in Virginia negli Stati Uniti d’America, in seguito alla sua condanna nel 2009 per tortura, cospirazione per commettere torture e violenza con armi da fuoco, crimini commessi durante l’era brutale di suo padre al potere in Liberia.

di Andrea Spinelli Barrile

Parlando dalla sua cella con i redattori del quotidiano liberiano FrontPageAfrica, Taylor ha accusato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver violato i suoi diritti civili ed ha annunciato di aver avviato una raccolta fondi online per assumere una squadra di avvocati e indagare sui presunti errori nel processo che ha portato alla sua incarcerazione.

Il figlio di Taylor ha detto di essersi pentito “di aver sostenuto mio padre”, accusandolo inoltre di essersi approfittato di lui e di aver sfruttato “le mie capacità”.

Belfast sostiene che le accuse contro di lui, e che hanno portato alla sua incarcerazione, sono errate: “Sto cercando di raccogliere tra i 100.000 e i 150.000 dollari”. Secondo Belfast la maggior parte dei testimoni che hanno accettato di testimoniare contro di lui sono stati minacciati. “Molte persone non sanno che i testimoni che abbiamo portato sono stati intimiditi e minacciati, questo è anche a verbale nel processo a mio carico”. La raccolta fondi è stata lanciata dalla madre, Yolanda Yassazoe Emmanuel: “Sono la madre di quello che molti chiamano “Chucky Taylor”, che io chiamo “Charlie”. Da anni esorto mio figlio a portare la sua situazione al mondo e a condividere l’attuale ingiustizia che tenta di combattere da solo da oltre 15 anni” si legge sulla pagina web della raccolta fondi.

Il figlio dell’ex presidente Taylor afferma di aver studiato legge mentre era in carcere e ha anche detto che il suo nome non è mai stato nella lista dei procedimenti giudiziari nazionali in Liberia per coloro che hanno commesso crimini durante la guerra civile. È stato condannato dal giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti Cecilia Altonaga nel 2009 per crimini legati alla tortura di persone in Liberia tra aprile 1999 e luglio 2003.

È stato condannato il 30 ottobre 2008 da una giuria federale, dopo un processo di sei settimane per cinque capi d’accusa per diversi reati di tortura. Secondo la verità processuale Belfast, che è nato negli Stati Uniti, comandava un’organizzazione paramilitare nota come Unità antiterrorismo, che aveva lo scopo di fornire protezione al presidente liberiano Taylor e ad altri dignitari del governo liberiano dell’epoca. Tra il 1999 e il 2003, nel suo ruolo di comandante di quell’Unità, Belfast e altri hanno commesso numerose forme di tortura, tra cui bruciare vittime con plastica fusa, sigarette accese, acqua bollente, cera di candele e ferri da stiro. Il 30 marzo 2006, Belfast ha tentato di entrare negli Stati Uniti con un passaporto ottenuto tramite false dichiarazioni presentate nella domanda di passaporto ed è stato arrestato. Belfast si è dichiarato colpevole il 15 settembre 2006 di frode sul passaporto ed è stato condannato il 7 dicembre 2007 a 11 mesi di carcere per tale accusa.

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