Kenya, da due mesi va avanti lo sciopero dei medici

di claudia
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Lo sciopero dei medici keniani è entrato, questa settimana, nel suo secondo mese e non sembrano esserci segnali incoraggianti per una conclusione di questo sciopero senza precedenti. Ieri centinaia di medici hanno manifestato per le strade della capitale keniana, Nairobi, bloccando il traffico e provocando ingorghi. La manifestazione, organizzata da operatori sanitari e riferita dai media del Paese, mirava a ribadire le ragioni dello sciopero, ovvero la richiesta di migliori condizioni di lavoro e di una migliore retribuzione: “I medici sono determinati: non torneremo al lavoro finché le nostre preoccupazioni non saranno risolte” ha dichiarato ai giornalisti Davji Bhimji, segretario generale dell’Unione dei medici, farmacisti e dentisti del Kenya (Kmpdu).

L’impasse tra il Kmpdu e il governo è iniziata con lo sciopero del 14 marzo, che mette al centro l’accordo di contrattazione collettiva del 2017, che secondo i medici non è stato completamente attuato: i principali punti di disaccordo riguardano gli aumenti salariali, il miglioramento delle condizioni di lavoro e l’assunzione di personale medico.

La ministra della Sanità del Kenya Susan Nakhumicha ha annunciato ieri l’imminente firma di un accordo tra governo e sindacati: “Se non domani, sarà nei prossimi giorni. Voglio ricordare ai medici che stiamo servendo un paziente comune e chiedo loro di sedersi al tavolo delle trattative e di prendere in considerazione l’offerta del governo” ha detto ai giornalisti.

Nelle ultime settimane diversi funzionari governativi e politici hanno accusato il Kmpdu di essere “irragionevole”, mentre il sindacato sostiene che sta lottando per i diritti fondamentali degli operatori sanitari. Le conseguenze dello sciopero sono importanti: ai pazienti viene negato l’accesso agli ospedali in tutto il Paese e molti sono costretti a rivolgersi a strutture private, che hanno costi molto alti, o ad affidarsi a guaritori tradizionali.

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