Il futuro poco roseo del fenicottero

di claudia
fenicotteri

di Mario Ghirardi

Uno dei più caratteristici uccelli d’Africa è minacciato dai cambiamenti climatici. L’imprevedibilità delle piogge – lunghi periodi di siccità alternati a precipitazioni intense e devastanti – sconvolge i delicati equilibri naturali che consentono la produzione di cibo nei luoghi di nidificazione dei fenicotteri minori. La loro stessa sopravvivenza ne è minacciata

Gli scienziati hanno lanciato l’allarme per il fenicottero “minore! (Phoeniconaias minor), uno dei più caratteristici uccelli dell’Africa. La sopravvivenza della specie sarebbe messa a serio rischio dalla crescente difficoltà di trovare luoghi adatti a nidificare. «Colpa dei cambiamenti climatici», fanno presente gli studiosi che hanno preso in esame le cinque zone predilette dai fenicotteri per riprodursi: sulle coste della Mauritania (Aftout es Saheli), in Namibia (Etosha Pan), in Botswana (Sua Pan), in Sudafrica (Kamfers Dam) e in Tanzania (Lago Natron). «Tutti questi ecosistemi stanno subendo trasformazioni dovute all’imprevedibilità delle piogge, che hanno ripercussioni pesanti sugli uccelli migratori».

Nutriti dall’uomo

Le testimonianze degli uomini della Southern African Foundation for the Conservation of Costal Birds (Saccob), che ha sede a Città del Capo, sono scioccanti: un numero crescente di uova deposte dai fenicotteri viene abbandonato nei nidi anzitempo dai genitori, condannando alla morte i piccoli dopo la schiusa.

Il comportamento sembra indotto dai sempre più frequenti periodi di siccità, che costringerebbero i fenicotteri adulti a lasciare il nido per procacciarsi il cibo. I genitori, infatti, dovrebbero fornire per circa due mesi il cibo ai piccoli attraverso il loro becco che filtra un particolare latte prodotto dall’esofago, ricco di proteine, carboidrati e grassi. Ma se questa fase di “allattamento” salta, il piccolo è condannato.

Lo scorso gennaio, almeno cinquemila baby fenicotteri sono morti di fame nei pressi della Diga di Kamfers, a nord di Kimberley. Centinaia di altri esemplari sono stati salvati dai volontari sudafricani che hanno nutrito artificialmente i piccoli appena usciti dal guscio. «Per questa delicata attività – spiegano alla Saccob – i nostri volontari si sono camuffati, mascherando i propri indumenti, usando guanti neri e magliette rosa, ovvero i colori degli uccelli adulti, per evitare che l’impatto con l’uomo provocasse pericolosi traumi».

Allarme in Tanzania

I fenicotteri così salvati sono stati dotati di una fascetta gialla, che permette di identificarli anche in libertà. I rilevamenti statistici stanno fornendo segnali incoraggianti: «I nostri uccelli stanno bene, se la cavano alla grande».

Tuttavia le minacce sono incombenti e diffuse ovunque. E in Tanzania la situazione appare grave. Come è noto, questi trampolieri si nutrono essenzialmente di minuscoli gamberetti e di un’alga che coi suoi pigmenti conferisce al loro piumaggio il caratteristico color rosa intenso. Quest’alga, chiamata Arthrospira platensis, cresc solo in acque alcaline come quelle del Lago Natron, nel Nord della Tanzania, che non a caso è tra i luoghi prediletti dai fenicotteri per nidificare e riprodursi. Ma lo sconvolgimento delle stagioni delle piogge (lunghi periodi di siccità alternati a precipitazioni intense) sta alterando la composizione delle acque compromettendo lo sviluppo dei cianobatteri che danno origine alle alghe.

Gli effetti sono già evidenti: sempre più uccelli nel lago hanno un piumaggio bianco pallido, segno di denutrizione acuta. «Stiamo assistendo a un inedito e tragico stravolgimento di questo delicato habitat – osservano i ricercatori –. E le responsabilità dell’uomo sono davanti ai nostri occhi».

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