Etiopia: Borrell, Ue non ha dato risposta efficace alla guerra

di claudia

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, ha criticato gli Stati membri dell’Ue per non aver concordato sanzioni contro i sospettati di crimini di guerra nella guerra civile in Etiopia. Borrell, secondo quanto riporta il sito euractiv.com, ha espresso “frustrazione” per l’incapacità dell’Europa di dare “una risposta politica efficace alle violazioni dei diritti umani su larga scala” perpetrate nel Paese del Corno d’Africa.

di Enrico Casale

La risposta dell’Ue alla guerra civile in Etiopia è stata “una delle mie più grandi frustrazioni”, ha affermato Borrell. Ha aggiunto che l’Unione europea non è stata in grado di fermare “stupri di massa che utilizzano la violenza sessuale come scopo di guerra, omicidi e campi di concentramento basati sull’appartenenza etnica”, sottolineando la mancanza di unanimità tra i governi europei.

Sebbene Borrell abbia detto ai giornalisti che “molti Paesi ritenevano che le sanzioni non fossero una soluzione adeguata”, il riferimento principale era alla Germania che è stato una delle nazioni più riluttanti a imporre provvedimenti economici.

Il mese scorso, funzionari dell’Unione europea hanno dichiarato a euractiv.com che le sanzioni erano in discussione nel contesto del regime di sanzioni per i diritti umani, ma sono stati compiuti pochi progressi. Nel frattempo, l’Ue ha continuato a fornire aiuti umanitari, nonostante le continue difficoltà a raggiungere le persone più bisognosi. Secondo esperti, solo il 10% degli aiuti raggiunge coloro che ne hanno più bisogno. Borrell ha riconosciuto che mentre le sanzioni non avrebbero fermato il conflitto, “avrebbero influenzato il comportamento degli attori”.

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite terrà venerdì una sessione speciale sulla “grave” situazione in Etiopia su richiesta dell’Ue. Il governo etiope ha però reagito furiosamente alla convocazione della sessione speciale, definendola un “tentativo ingiusto e controproducente da parte di alcuni di esercitare pressioni politiche”. Il Consiglio delle Nazioni Unite avrebbe infatti ignorato, secondo Addis Abeba, le richieste di indagare sulle violazioni dei diritti umani e le atrocità da parte del Fronte popolare di liberazione del Tigray nella provincia di Amhara e Afar.

La guerra civile in Etiopia è iniziata nel novembre 2020 quando il premier Abiy Ahmed ha ordinato un attacco contro le milizie del Tplf colpevoli, a loro volta, di aver occupato una base dell’esercito federale. Dopo l’invasione del Tigray da parte dei militari di Addis Abeba, in estate si è assistito a una controffensiva tigrina che ha portato le milizie del Tplf a riprendersi il territorio del Tigray e alcune aree dell’Amhara e dell’Afar. Attualmente i combattimenti continuano. Nel fine settimana è stata segnalata la conquista di Lalibela, città santa degli ortodossi etiopi, da parte dei tigrini. Una vittoria più simbolica che strategica.

Foto di apertura, da Flickr: Pietro Naj-Oleari 

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