Elezioni in Benin, l’unica incognita è la partecipazione

di Stefania Ragusa

Scarsa affluenza alle urne, scarsissimo entusiasmo. Il primo turno delle elezioni presidenziali in Benin si è svolto ieri senza incidenti e, con ogni probabilità, darà luogo a scarsissime sorprese. Il presidente in carica, Patrice Talon (nella foto subito dopo aver votato) ha fatto tutto ciò che era in suo potere (e anche quello che che non lo sarebbe stato) per disarcionare gli avversari prima della gara e darsi la chanche di vincere facile e al primo turno. Alla fine si sono potuti presentare solo due altri candidati: Alassane Soumanou Djimba e Corentin Kohoué. Due pesi piuma opposti a un peso massimo per un risultato presumibilmente già scritto.

Il tasso di partecipazione (66,05% nel 2016) è la grande incognita di queste elezioni. La loro legittimità dipende da questo. In questo contesto, l’opposizione ha chiesto il boicottaggio. In un messaggio su Facebook, Jean-Noël Ahivo, che ha visto respinta la sua candidatura presidenziale, ha affermato che non avrebbe votato e ha esortato i suoi concittadini a fare altrettanto. La conta dei voti è comunque incominciata.

La fine della campagna elettorale è stata segnata dalle proteste contro il presidente. All’inizio di questa settimana, manifestazioni e forti tensioni hanno scosso il centro e il nord del Paese per denunciare la confisca del voto da parte di Talon. Giovedì, l’esercito ha smantellato i blocchi stradali e ripulito i binari sparando munizioni vere. Almeno due civili sono morti e altri cinque sono rimasti feriti a Savè e Bantè. 

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