Egitto – Attentato, sale il bilancio delle vittime

di Enrico Casale
attentato piramidi

Almeno due turisti del Vietnam e una guida egiziana sono morti in Egitto nell’esplosione del bus turistico avvenuta vicino alle piramidi. Secondo il ministero dell’Interno, citato dal quotidiano di Stato egiziano «Al Ahram», altre 12 persone sarebbero rimaste ferite.

Secondo quanto ha reso noto il ministero dell’Interno egiziano, il bus passava lungo la via Marioutiyah nel quartiere di Haram a Giza quando la bomba – un ordigno artigianale nascosto dietro un muretto – è esplosa poco dopo le ore 18 locali.

Dei 14 turisti vietnamiti che viaggiavano sul bus solo due sono rimasti illesi. Nessuno dei feriti è in pericolo di vita, secondo fonti mediche citate da Al Arabiya. Il premier Mostafa Madbouly si è immediatamente recato presso l’ospedale El-Haram di Giza, dove si trovano i feriti, per verificarne le condizioni, riferiscono media locali.

L’Egitto combatte da anni contro organizzazioni estremiste islamiche attive nel Sinai, dove attentati ed attacchi sono frequenti. Occasionalmente, i terroristi hanno colpito nel resto del Paese, prendendo di mira esponenti della minoranza cristiana copta o turisti, in particolare pellegrini in viaggio verso gli antichi monasteri del Sinai. Ma era da due anni che turisti stranieri non erano l’obiettivo di attentati.

Il turismo egiziano, colpito duramente dal 2011 da anni di sommovimenti politici, violenze e terrorismo, si sta lentamente riprendendo negli ultimi mesi. L’attacco odierno è probabilmente destinato a provocare un inasprimento delle misure di sicurezza, in particolare attorno ai luoghi-simbolo del Paese – come le Piramidi, il museo egizio del Cairo o i resort turistici sul Mar Rosso – e presso le chiese cristiane e gli altri siti dove è presente la comunità copta (circa 10 milioni di persone), nell’approssimarsi delle celebrazioni di Capodanno.

Tra gli attentati più sanguinosi contro i cristiani, si ricorda il doppio attacco alle chiese copte di Tanta e Alessandria d’Egitto nella domenica delle palme dello scorso anno, 9 aprile 2017. I terroristi – gli attacchi furono rivendicati dall’Isis – colpirono la chiesa di San Giorgio a Tanta sulla foce del Nilo, nella quale un kamikaze si fece saltare in aria, e la cattedrale di San Marco ad Alessandria, davanti alla quale l’attentatore si fece esplodere poco dopo la fine della messa officiata dal papa copto Tawadros II.

I morti furono complessivamente 44, i feriti oltre cento. Il bilancio avrebbe potuto essere peggiore, se due ordigni nella chiesa di Tanta non fossero stati trovati e disinnescati in tempo. In seguito a quegli attentati, il presidente Abdel Fatteh Al Sisi dichiarò lo stato d’emergenza, che durò tre mesi. Oltre al governo e alle altre autorità politiche, anche il Gran Muftì Shawki Allam ha deplorato l’attacco di oggi, condannando come «traditori» gli autori dell’attentato.

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