Dogon, la difesa dei cacciatori

di Marco Trovato

Alcuni membri dell’Associazione dei Cacciatori dei Paesi Dogon, guidata dallo schef  Ampegnon Doumbo, in una grotta sulla Falesia di Bandiagara, nel cuore del Mali. Questo gruppo tradizionale ideato in origine per procurare la selvaggina è oggi impegnato a difendere i villaggi minacciati dagli attacchi jihadisti condotti da pastori peul. Nel Sahel flagellato dai jihadisti fioriscono gruppi armati di autodifesa su base etnica. Milizie peul e dogon si affrontano con un odio dovuto alla paura e allo spirito di sopravvivenza. I terroristi hanno saputo manipolare antichi conteziosi e ora li sfruttano a piacimento. La mancanza dello Stato, e la sua incapacità di assicurare la difesa dei civili, sta spingendo le popolazioni sa creare varie forme di autodifesa armata, che a loro volta alimentano violenze e instabilità. A dire il vero, in molte regioni d’Africa è ormai difficile distinguere se le uccisioni e le violenze siano causate dal jihadismo o dagli odi intercomunitari che avvelenano le relazioni tra i diversi popoli. A farne le spese, come al solito sono i più deboli e vulnerabili: donne e bambini.

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