Diritti umani, la disuguaglianza dilaga nel continente

di Valentina Milani

La pandemia da covid-19 ha brutalmente esposto e approfondito le disuguaglianze in tutto il mondo. A subire i contraccolpi dell’ondata globale di coronavirus, nel continente africano, sono state le fasce più vulnerabili della popolazione, alcune della quali alle prese con problematiche già radicate come i cambiamenti climatici e i conflitti armati nuovi o di vecchia data. Dati di fatto che vale la pena ricordare oggi – ma non solo – che ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani.

Di Valentina Giulia Milani

Il nostro mondo è a un punto di svolta nella sua storia. La pandemia da covid-19, la crisi climatica e l’espansione della tecnologia digitale in tutti i settori della nostra vita hanno creato nuove minacce ai diritti umani”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo messaggio in occasione della Giornata dei Diritti Umani che si celebra ogni anno il 10 dicembre. Guterres ha anche sottolineato che la povertà e la fame stanno aumentando per la prima volta da decenni e che la disuguaglianza sta crescendo in tutto il mondo ma soprattutto nei continenti più svantaggiati come l’Africa. Secondo Guterres la ripresa dalla pandemia deve quindi essere un’opportunità per rafforzare i diritti umani e le libertà e per ricostruire la fiducia.

E proprio “Ridurre le disuguaglianze e far progredire i diritti umani” è il tema della Giornata dei Diritti Umani di quest’anno che, come ricordano le Nazioni Unite in un comunicato, si riferisce all’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani (Udhr) il quale recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.

La povertà dilagante, le disuguaglianze pervasive e la discriminazione strutturale sono violazioni dei diritti umani e sono tra le più grandi sfide globali del nostro tempo, sottolinea l’Onu secondo cui un’economia basata sui diritti umani dovrebbe essere il fondamento di un nuovo contratto sociale.

In occasione della Giornata dei Diritti le Nazioni Unite affrontano anche il tema dell’ingiusta distribuzione e dell’accaparramento dei vaccini contro il covid che “contravviene alle norme legali internazionali e ai diritti umani e allo spirito di solidarietà globale”, si legge nella nota.  L’Onu ricorda anche come il degrado ambientale, compresi i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la perdita della natura, colpisce in modo sproporzionato persone, gruppi e popoli in situazioni vulnerabili. Questi impatti esacerbano le disuguaglianze esistenti e influenzano negativamente i diritti umani delle generazioni presenti e future. Nel comunicato viene anche messo in luce come la difesa dei diritti umani sia un modo per prevenire i conflitti e costruire la resilienza attraverso l’uguaglianza nelle parti più svantaggiate del mondo.

Appelli e obiettivi che ricordano, ancora una volta, quanto lavoro ci sia da fare in Africa nel campo della difesa dei diritti umani dove la pandemia da covid-19 ha esacerbato situazioni già allarmanti. “A subire i contraccolpi dell’ondata globale di coronavirus, nel continente africano, sono state le fasce più vulnerabili della popolazione, alcune della quali alle prese con problematiche già radicate come i cambiamenti climatici e i conflitti armati nuovi o di vecchia data”. A porre l’attenzione sugli eventi che hanno minato le condizioni di vita e i diritti dei civili in Africa è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Intervistato da Africa Rivista, Noury ha ricordato alcuni dei tanti fatti che nell’ultimo anno e mezzo in Africa hanno pesato sulla popolazione civile: “negli ultimi tempi si è aggravato ulteriormente il conflitto in Mozambico, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, causando sfollamenti continui. E’ inoltre scoppiato, dilagando, il conflitto nella regione etiope del Tigray che ha avuto una serie di effetti a cascata come un gran numero di sfollati in Sudan, la distruzione di insediamenti civili e la mancanza di giustizia e di difesa dei diritti della popolazione”.

Agli effetti devastanti dei conflitti e della pandemia si sono aggiunti quelli dei cambiamenti climatici: fattori convergenti che hanno avuto gravi conseguenze per le popolazioni e che hanno rivelato ostacoli profondamente radicati che minano il funzionamento dei sistemi di protezione dei diritti umani. “Nel 2020 si è verificata la peggiore siccità degli ultimi 40 anni nel sud del Madagascar che mette tuttora a rischio la vita di oltre un milione di persone”, spiega il portavoce di Amnesty.

Casi come la Somalia, invece, mostrano come la violazione dei diritti umani sia profondamente radicata i determinati sistemi: “Ci si potrebbe chiedere perché occuparsi dei giornalisti di fronte a uno stato agonizzante nel quale il governo legittimo controlla solo poche parti di un Paese dilaniato anche da carestie e siccità, oltre che dagli attacchi dei militanti di al-Shabaab. Ma difendere i diritti dei giornalisti è fondamentale perché sono i professionisti dell’informazione che parlano di conflitti che altrimenti sarebbero ulteriormente oscurati, con pesanti ripercussioni sulla società civile. In Somalia il giornalismo che prova a raccontare la realtà sul campo è largamente osteggiato”, spiega Noury.

Nell’ultimo anno, in Africa, è stato rilevato anche un peggioramento della condizione femminile. A pagare uno dei prezzi più alti della pandemia nel continente, come in altre parti del mondo, sono state le donne che “hanno vissuto un doppio lockdown: quello imposto dalle autorità sanitarie e quello determinato dal convivere forzatamente con mariti e familiari violenti”, dice Noury citando il caso Sudafrica dove si è registrata una vera e propria impennata di violenza sulle donne alla quale “non è corrisposta un’azione delle autorità”.

I termini di diritti delle persone Lgbtq+ Noury segnala una situazione che rimane preoccupante se non addirittura recrudescente: “la comunità omosessuale e non solo continua ad essere priva di diritti nel continente africano”.

Un quadro, quello delineato dal portavoce di Amnesty, che è aggravato dal numero crescente di colpi di Stato che, verificatisi in Africa nell’ultimo anno e mezzo, hanno minato ulteriormente la difesa dei diritti umani nel continente. In Mali un primo colpo di mano si è verificato il 18 agosto 2020, a cui è seguito quello del 24 maggio. Si è poi assistito alla presa di potere del colonnello Mamady Doumbouya in Guinea e al recente colpo di Stato del Sudan, senza dimenticare la sospensione del Parlamento tunisino da parte del presidente Kais Saied. Inoltre, in Niger, un colpo di Stato è stato sventato a marzo, pochi giorni prima il giuramento del neo-eletto presidente Mohamed Bazoum.

Diversi studiosi intervistati da Africa Rivista hanno riconosciuto che è in atto un arretramento della democrazia in Africa con pesanti conseguenze su quei diritti che dovrebbero essere inalienabili per ogni cittadino del mondo.

Condividi

Altre letture correlate: