Dieci anni fa, iniziava la caduta di Gheddafi

di Stefania Ragusa

Dieci anni fa, il 17 febbraio 2011, i cittadini libici si aggregavano all’ondata di proteste di tutto il nordafrica e cominiciavano a manifestare il proprio malcontento verso il regime di Muammar Gheddafi. Dopo manifestazioni, migliaia di morti e una guerra civile, il 20 ottobre 2011 Gheddafi viene scoperto dai Rafale francesi prima e ucciso da un gruppo di ribelli poi. Il 23 ottobre la guerra civile viene dichiarata finita.

«In questi 10 anni gli stessi attori internazionali che avevano sostenuto il cambiamento armando le fazioni dei ribelli sono stati colpevolmente a guardare», spiega a InfoAfrica Michela Mercuri, analista e docente universitaria. «Nel frattempo le tensioni locali si acuivano e il paese si frammentava in tanti centri di potere su base localistica. Tutto questo ha creato un terreno fertile per i gruppi estremisti e per le organizzazioni criminali che lucrano sul traffico dei migranti e vivono di economia illegale».

Oggi la Libia non è più uno stato ma due, uno con sede a Tripoli e l’altro a Tobruk, non ha istituzioni funzionanti e non è in grado di fornire servizi efficienti ed è apparentemente impossibilitata a trovare un equilibrio politico. Inoltre resistono zone del paese completamente sotto il controllo di milizie, gruppi estremisti, signori della guerra e trafficanti.

Il 5 febbraio scorso i nuovi rappresentanti del Consiglio di transizione libico sono stati eletti a Ginevra, alla sede delle Nazioni Unite, e proveanno ora a traghettare la Libia verso le elezioni, programmate il 24 dicembre 2021. In questo anno molto delicato e ricco di sfide, Abdul Hamid Dbeibah e soprattutto Mohammed Menfi, considerati due outsider fino a poco tempo fa, dovranno a gestire il paese. Secondo Mercuri «sono numerose le sfide che il nuovo Consiglio di transizione ha davanti: espellere le potenze straniere ancora presenti nel territorio libico, in particolare Turchia e Russia che sono presenti anche con delle basi, disarmare le milizie» e gestire le reazioni nei prossimi mesi di Khalifa Haftar. Ma non solo: «Far ripartire l’economia, che si basa soprattutto sulle rendite di petrolio».

(Andrea Spinelli Barrile)

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