G5 Sahel, nasce il Premio per la Pace

di Valentina Milani

Si è concluso ieri nella capitale ciadiana il vertice del G5 Sahel che ha visto riunirsi, lunedì e martedì, i presidenti del Mali, del Niger, del Burkina Faso, della Mauritania e del Ciad, i quali si sono concentrati sull’evoluzione della lotta al terrorismo nello spazio comune, e sui nuovi orientamenti da seguire in termini di sicurezza e di diplomazia e sviluppo.

I capi di Stato hanno anche deciso, nella giornata di ieri, di istituire un premio denominato “Premio Sahel per la promozione della cultura della pace”. Lo riferiscono i media locali precisando che il riconoscimento verrà assegnato a individui, istituzioni o organizzazioni pubbliche, private o della società civile, che hanno lavorato meglio per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti e per la cultura della pace e della tolleranza tra le comunità della regione del Sahel. È un’iniziativa del presidente della Mauritania che verrà messa in pratica dal Consiglio dei ministri e dal Segretariato esecutivo del G5 Sahel.

Le discussioni del vertice si sono svolte senza la presenza fisica del presidente francese, Emmanuel Macron, che ha partecipato virtualmente alla sessione dei capi di Stato alla riunione plenaria estesa ai partner internazionali durante la quale non ha menzionato una riduzione della forza dell’operazione anti-jihadista francese Barkhane, che attualmente conta circa 5.100 uomini nel Sahel. Macron ha inoltre accolto con favore la decisione del presidente ciadiano, Idriss Deby Itno, di inviare 1.200 soldati in questa zona dei “tre confini”. Si tratta di “una decisione forte e coraggiosa che consoliderà la forza del G5 Sahel”, ha commentato.

Tra i capi di Stato africani giunti sul suolo ciadiano, il presidente del Senegal, Macky Sall, e il ghanese Nana Akufo-Addo, in qualità di presidente della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), accompagnato da una delegazione di alto livello. Presente anche il presidente della Commissione dell’Unione africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, che ha promesso un impegno costante a favore della mobilitazione delle risorse e dell’ascesa della forza congiunta del G5 Sahel in coordinamento con il segretariato esecutivo.

Alla fine del vertice, il presidente mauritano Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, presidente uscente del G5 Sahel, e il presidente ciadiano Idriss Deby Itno, presidente entrante del G5 Sahel, hanno tenuto una conferenza stampa congiunta durante la quale i due hanno passato in rassegna le questioni relative alla lotta contro il terrorismo nella regione, in particolare la questione del finanziamento sostenibile della forza congiunta del G5. Entrambi hanno convenuto che sono necessari ulteriori finanziamenti per potenziare la forza congiunta del G5 Sahel, riconoscendo però i traguardi raggiunti fino ad ora.

Il vertice di N’Djamena si è svolto  un anno dopo quello di Pau (sud-ovest della Francia) che, di fronte alla minaccia dei colpi dei jihadisti, aveva portato a un rinforzo militare francese proprio nell’area dei tre confini e l’invio di 600 soldati francesi aggiuntivi, aumentandoli da 4.500 a 5.100. In queste settimane, la Francia ha più volte accennato a un ridimensionamento dell’operazione Barkhane, con il possibile ritiro di tale rinforzo, mentre si sta dispiegando la forza europea Takuba, che farà capo alla missione francese. 

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