Costa d’Avorio, lo storico “tamburo parlante” pronto a tornare nel Paese

di claudia

In cima alla lista delle 148 opere culturali rivendicate dalla Costa d’Avorio dalla Francia c’è il Djidji Ayôkwé, un “tamburo parlante” dal valore inestimabile, confiscato nel 1916 dall’amministrazione coloniale francese e attualmente conservato al Musée du Quai Branly di Parigi. Il tamburo presto potrebbe fare ritorno a casa. Si tratta di un oggetto imponente di ben quattrocento chili, storicamente utilizzato dagli abitanti della regione di Abidjan, in Costa d’Avorio, per comunicare e lanciare allarmi.

Lungo 3,31 metri, 430 chili di peso per 0,78 metri di diametro in un unico pezzo, il “Djidji Ayôkwé” (pantera-leone, letteralmente in francese) è un vero e proprio mezzo di comunicazione risalente al popolo Atchan, trasformato in un eccellente espediente per la comunicazione dei popoli durante la colonizzazione francese e utilizzato principalmente per suonare l’allarme che segnalasse l’arrivo dei coloni. Il tamburo, che emetteva vari suoni per circa 20 chilometri, veniva utilizzato per trasmettere messaggi ai vari villaggi intorno ad Abidjan.

Il “Djidji Ayôkwé doveva essere restituito già un anno fa a seguito di un’apposita legge votata dal parlamento francese per quanto riguarda le opere da restituire a Benin e Senegal e Costa d’Avorio. Un’operazione di restauro ha fatto ritardare le tempistiche. Realizzato interamente di legno è infatti esposto a molteplici pericoli. Per farlo tornare al suo naturale splendore sono stati aggiunti carta speciale, schiume e guarnizioni. “Il tamburo deve essere fisicamente protetto dagli urti ma avere anche una protezione termica, poiché il legno è sensibile alle variazioni di temperatura e all’umidità, ricorda a Rfi Nathalie Richard, a capo della divisione conservazione-restauro del Museo.

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