Cento intellettuali africani e le sfide del continente

di Valentina Milani

Un centinaio di scrittori, ricercatori in scienze sociali e naturali, storici, medici e artisti del continente africano e della sua diaspora ha fondato un una piattaforma battezzata Cora (Collettivo per il rinnovamento africano), che in occasione della nascita del movimento, organizza a partire da oggi una serie di sei dibattiti in programma fino al 17 aprile.

Gli incontri avranno come protagonisti un gruppo di oratori africani con l’intento di identificare il ruolo e le responsabilità degli intellettuali africani in campo politico, sociale, culturale ed economico. Tra i relatori: Boubacar Boris Diop, romanziere, giornalista e sceneggiatore senegalese; Ameenah Gurib-Fakim, scienziata della biodiversità e sesta presidente delle Mauritius; Adame Ba Konaré, storica e scrittrice, ex First Lady della Repubblica del Mali; Ngugi Wa Thiong’o, scrittore e studioso keniota; Issa Shivji, autore e studioso della Tanzania; Scarlett Cornelissen, professoressa di scienze politiche; Fadhel Kaboub, presidente dell’Istituto mondiale per la prosperità sostenibile; Theophile Obenga, professore emerito presso il Center for African Studies; Raphaël Eklu-Natey, autore di Farmacopea africana.

La serie di dibattiti sarà un’occasione di affrontare i seguenti temi: il ruolo e la responsabilità degli intellettuali africani;  l’Africa nel (dis) ordine mondiale; le notizie del panafricanismo; ripensare lo sviluppo economico dell’Africa attraverso e oltre il covid-19; il ruolo delle lingue africane nella trasformazione sociale; sfruttare il potenziale della scienza, della tecnologia e della conoscenza endogena.

Gli intellettuali fondatori del Cora vogliono che l’Africa sia in grado di ripristinare la propria libertà intellettuale e la capacità di creare, “senza la quale non è concepibile alcuna sovranità”, scrivono in un comunicato. La piattaforma intende promuovere una cultura di solidarietà, di scambio costruttivo e di partecipazione attiva tra gli intellettuali africani. Produrrà ricerche di qualità e raccomanderà risultati, sostenendone al contempo l’attuazione. Il collettivo svolgerà anche un ruolo di sentinella riguardo alla situazione attuale del continente africano e delle sue istituzioni. Sosterrà un cambiamento significativo mettendo a disposizione delle popolazioni africane idee innovative e conoscenze specialistiche.

“La maggior parte degli stati africani ha goduto di un’indipendenza formale da oltre sessant’anni senza alcuna reale sovranità sulle strutture economiche, sull’uso delle proprie risorse, sulle ragioni di scambio nell’economia globale e quindi sulla possibilità di offrire condizioni di vita dignitose alle proprie popolazioni”, lamentano. L’Africa, affermano gli intellettuali, “potrà riguadagnare l’iniziativa politica solo quando le sue risorse materiali, intellettuali e culturali non saranno più sprecate per sostenere lo sviluppo degli altri, ma piuttosto investite nella costruzione di società egualitarie, sane e dignitose”.

L’anno scorso, il collettivo aveva pubblicato una lettera aperta esortando i leader del continente a utilizzare la crisi aperta dalla pandemia di coronavirus come un’opportunità per realizzare un “cambiamento radicale”.

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