Calcio, Samuel Chukwueze si sta prendendo la Nigeria

di Enrico Casale
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Rispetto al Campionato mondiale di Russia, dove la Nigeria è stata eliminata ai gironi negli ultimi minuti della partita decisiva con l’Argentina, Gernot Rohr ha cambiato otto uomini. Il reparto più rivoluzionato, senza ombra di dubbio, è stato quello offensivo: a casa, ad esempio, è rimasto anche l’attaccante del Leicester Kelechi Iheanacho. Un giocatore più di ogni altro si può considerare l’emblema della rivoluzione verde operata dal tecnico tedesco, sbarcato ad Abuja ormai tre anni fa: Samuel Chukwueze. La giovane stellina del Villareal, sbocciata nella Diamond Academy, uno dei più floridi vivai del calcio nigeriano, non ha ancora compiuto vent’anni, ma è considerata da tutti come una delle next big things del calcio africano: «Ha un gran mancino, il baricentro basso ed è rapidissimo», se lo coccola Rohr.

È stato lui, dopotutto, a farlo debuttare in nazionale maggiore, nell’amichevole dello scorso novembre con l’Uganda (0-0). Da quel momento Chukwueze ha fatto di tutto per attrarre su di sé la luce dei riflettori, portando persino qualcuno degli addetti ai lavori a paragonarlo ad Arjen Robben per il suo stile di gioco: ha disputato un’entusiasmante stagione con il Villareal, segnando 5 reti in Liga, e si è guadagnato il premio come miglior giovane nigeriano dell’anno, mettendosi alle spalle altri due giovani di belle speranze come Victor Osimhen del Wolfsburg ed Henry Onyekuru del Galatasaray in prestito dall’Everton.

Nonostante questo inizialmente sembrava che Rohr volesse fare un favore al collega Paul Aigbogun, lasciando Chukwueze libero di giocare il Mondiale Under 20, ma poi evidentemente ha capito di non poterne fare a meno, anche tenendo conto del parere del Villareal, disposto a concedere il proprio giocatore solo per uno dei due tornei: «È un grande talento e lo voglio nella nostro squadra», ha chiarito alla fine. Gli è tornato utile: Chukwueze non è naif nell’incedere come poteva esserlo magari Finidi George, né tantomeno possiede la tecnica in conduzione di Segun The Mathematical Odegbami, due esponenti storici della rinomata scuola di ali nigeriane, ma le sue accelerazioni palla al piede hanno rimpeito di significato il 4-2-3-1 di Rohr, fornendo un’altra chiave al registro di gioco delle Super Eagles, apparso fin troppo monotono e prevedibile nel corso dell’ultimo Mondiale.

Come quando ha raccolto un delizioso assist di Iwobi per portare avanti la Nigeria nel quarto di finale con il Sudafrica, segnando la prima rete della sua carriera con la maglia delle Super Aquile: «Questo è stato il mio primo gol con la nazionale maggiore maggiore. Sono davvero molto felice: è un sogno diventato realtà», ha commentato ancora trasognante in zona mista Samuel Chukwueze, diventato con i suoi vent’anni appena compiuti il più giovane marcatore di questa edizione della Coppa d’Africa. Nella ripresa, dopo il pari estemporaneo di Zungu sugli sviluppi di un calcio di punizione, è stato il difensore dell’Udinese William Troost-Ekong a piazzare la zampata della qualificazione quasi allo scadere, ma la palma del migliore in campo è finita comunque al collo di Chukwueze. Un predestinato, come suggerisce anche l’etimologia del nome: Chukwu, infatti, è il dio supremo del pantheon igbo, mentre «eze» significa letteralmente «re» nella stessa lingua, molto diffusa nel Sud-Est della Nigeria.

Vincenzo Lacerenza
www.calcioafricano.com

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