Africa centrale: rapimenti in Ciad e insicurezza transfrontaliera

di AFRICA

di Céline Camoin

L’area di confine tra Ciad, Camerun e Repubblica centrafricana è una polveriera di criminalità che necessita di un’azione rapida da parte di tutti e tre i governi. A lanciare l’allarme è l’Iss (Istituto per gli studi sulla sicurezza, con diversi uffici in Africa), che si è focalizzata in particolare sul fenomeno dei rapimenti di persone nel sud del Ciad.

“I rapitori terrorizzano le province meridionali di Mayo-Kebbi West e Logone Oriental da oltre due decenni. Secondo una ricerca), tra il 2020 e il 2023 il numero delle vittime e l’importo complessivo pagato in riscatto dalle loro famiglie sono aumentati notevolmente”, si legge sul sito dell’Iss. Organizzazioni non governative locali delle due province hanno riferito all’Iss che nel 2022 a Logone Oriental sono state rapite 46 persone, 12 assassinate e circa 65.000 euro pagati come riscatto. Nel 2023 a Mayo-Kebbi sono state rapite 41 persone, otto sono state uccise, due risultano disperse e sono stati consegnati 79.000 euro.

“Il Ciad e i suoi vicini devono impedire ai rapitori di cospirare con altre forze criminali ed estremiste”, avvertono gli esperti.

La situazione generale della sicurezza in questa zona di confine si è costantemente deteriorata a causa di decenni di sporadici conflitti armati nei paesi del bacino del Lago Ciad e dell’emergere di Boko Haram all’inizio degli anni 2000. L’incapacità dei Paesi di frenare la violenza e mantenere la sicurezza delle frontiere ha dato al problema una dimensione transfrontaliera.

Il Ciad rimane nella morsa di varie minacce alla sicurezza, tra cui la proliferazione delle armi da fuoco a causa dei successivi conflitti interni e le ricadute da quelli nei vicini Libia, Sudan e Repubblica Centrafricana. Anche le reti criminali in Camerun sono diventate più forti, secondo una ricerca dell’Iss, con un aumento dei rapimenti e della circolazione di armi nelle parti settentrionali del Paese al confine con il Ciad e la Repubblica Centrafricana.

La Repubblica centrafricana è in conflitto dal 2003, il che ha fatto crescere i flussi di armi e spingere i combattenti verso le aree periferiche mentre l’esercito guadagnava forza grazie al sostegno dei suoi partner russi. Il conflitto ha portato alla povertà anche alcuni pastori Fulani, che di conseguenza si sono dati al banditismo.

In Ciad i rapitori provengono principalmente dalle comunità transfrontaliere fulani, arabe e hausa. Collaborano con complici locali come le autorità tradizionali e i giovani, che li informano su chi rapire. Chiunque sia considerato ricco nel villaggio o nel distretto può essere preso di mira, compresi commercianti, pastori, agricoltori, funzionari governativi e personale di organizzazioni non governative. Anche i loro figli e i loro coniugi potrebbero essere rapiti.

Sebbene la maggior parte dei rapimenti siano motivati da fini finanziari, in alcuni casi le vittime sono state uccise nonostante il pagamento del riscatto. Chiunque sia considerato una minaccia per il business dei rapimenti è in pericolo. I giornalisti, i membri di associazioni e in particolare i membri dei comitati di vigilanza comunitaria, vengono presi di mira perché sensibilizzano sul rischio di rapimento.

Il numero insufficiente delle forze di sicurezza rende difficile prevenire i rapimenti. Le operazioni militari che si avvalgono di rinforzi provenienti da altre province hanno contribuito a recuperare ostaggi e arrestare rapitori. Tuttavia, ciò non avviene regolarmente.

“La natura transfrontaliera dei rapimenti rende vitale la collaborazione tra i tre Paesi. Ciò dovrebbe includere la creazione di meccanismi di cooperazione, pattugliamenti congiunti e lo scambio permanente di informazioni”, conclude l’Iss.

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