A Torino una rassegna dedicata al decano del cinema africano, Sembène Ousmane

di claudia
sembene ousmane

a cura di Annamaria Gallone

In questi giorni a Torino – presso Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo (Via Montebello, 20) si può seguire un’eccezionale retrospettiva completa dedicata al grande decano del Cinema africano, Sembène Ousmane. 

La retrospettiva che gli dedica il Museo Nazionale del Cinema, a cura di Daniela Ricci (con la partecipazione dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza e dell’Associazione dei Senegalesi di Torino), propone i suoi film che con grande attualità raccontano mezzo secolo e conciliano linguaggio popolare, ricerca estetica e fine ironia. Il suo cinema, impregnato di libertà e impegno politico, mette in luce le contraddizioni umane, nutrito dall’esperienza biografica del regista: nato in una famiglia di pescatori lebou, Sembène è stato meccanico, muratore, fuciliere, portuale a Marsiglia. Dall’arrivo in Francia come clandestino, alle lotte operaie, alla scelta del ritorno in Senegal nel momento dell’indipendenza, si è sempre rivoltato contro l’ingiustizia. La sua arte è profondamente africana, ma assolutamente universale.

Programma:

Giovedì 11 gennaio alle 18, al Circolo dei Lettori si parlerà della sua opera letteraria, altrettanto ricca, ribelle e appassionante.

Borom sarret
(Senegal 1963, 20’, DCP b/n, v.o. sott. it.)

L’avventura di un povero carrettiere di Dakar che, nell’arco di una giornata, riesce a perdere tutto ciò che possiede. Una giornata come tante altre fino a quando un cliente gli chiede di portarlo al Plateau, il quartiere moderno, vietato ai carretti.

Mar 9, h. 20.30. La proiezione sarà introdotta da Daniela Ricci, Alain Sembène e Catherine Ruelle
Mar 16, h. 16.00

Albourrah
(Senegal 1963, 20’, DCP, b/n, v.o. sott. it.)

La storia di Borom Sarret raccontata, però, dal punto di vista del cavallo.

Mar 9, h. 20.50
Mar 16, h. 16.20

Billy Woodberry
Marseille apres la guerre
(Usa 2005, 11’, DCP, col. v.o. sott. it.)

Attraverso una selezione di fotografie in bianco e nero si documenta la vita e il lavoro al porto di Marsiglia, con una particolare attenzione riservata ai lavoratori di origine africana e allo sciopero del 1947 al quale partecipò lo stesso Sembène.

Mar 9, h. 21.10
Mar 16, h. 16.40

Niaye
(Senegal 1964, 29’, DCP, col., v.o. sott. it.)

La storia di una ragazza di tredici anni in un piccolo villaggio, che deve affrontare da sola la reazione della sua comunità dopo una gravidanza incestuosa e indesiderata. Tratto dall’omonimo racconto di Sembène.

Mar 9, h. 21.20
Mar 16, h. 16.50

A seguire il cortometraggio di Catherine Ruelle Sembène par Sembène

Mandabi
(Senegal 1968, 92’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Ibrahima Dieng, cinquantenne analfabeta e disoccupato, riceve all’improvviso un vaglia da parte del nipote spazzino in Francia di 20.000 franchi. Si rende conto subito, però, di non poterlo incassare perché non possiede documenti d’identità.

Mer 10, h. 15.45. La proiezione sarà introdotta da Catherine Ruelle
Mar 23, h. 18.15

Emitai
(Senegal 1971, 103’, DCP, col. v.o. sott. it.)

Quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, le truppe francesi giungono in un villaggio per arruolare gli uomini e confiscare il riso, le donne nascondono il raccolto e gli anziani si consultano con gli Dei, ma gli eventi lentamente degenerano in tragedia.

Mer 10, h. 18.15. La proiezione sarà introdotta da Catherine Ruelle e Alain Sembène
Sab 20, h. 20.30

Fatma Zohra Zamoum
Le docker noir, Sembène Ousmane
(Francia 2011, 52’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Nel 1956, uno scaricatore di porto di Marsiglia scrive un romanzo intitolato Le docker noir. Quest’uomo è Sembene Ousmane, destinato a diventare regista e scrittore tra i più importanti dell’Africa subsahariana. Questo documentario propone il ritratto dell’uomo attraverso la sua opera, che si estende lungo l’arco di quarant’anni, un’opera universale ma radicata nella storia del suo paese.

Mer 10, h. 20.30. La proiezione sarà introdotta da Fatma Zohra Zamoum, Catherine Ruelle e Alain Sembène
Ven 19, h. 16.00

Ousmane Sembène/Thierno Faty Sow
Camp de Thiaroye
(Senegal/Tunisia/Algeria 1988, 157’, DCP, col., v.o. sott. it.)

In Senegal, nel 1944, il campo di smistamento di Thiaroye, alla periferia di Dakar, accoglie i soldati di fanteria africani, che hanno valorosamente combattuto in Europa contro i nazisti e che ora debbono essere pagati e rimpatriati nei loro paesi. Presto si rendono conto che saranno pagati molto meno di quanto è stato loro promesso. Gli uomini si ribellano ma questo non fermerà il massacro che li aspetta. Premio Speciale della Giuria a Venezia.

Ven 12, h. 15.30. La proiezione sarà introdotta da Giuseppe Gariazzo e Moustapha Fall
Ven 19, h. 17.15

Ceddo
(Senegal/Francia 1977, 120’, DCP, col., v.o. sott.it.)

Ambientato in un periodo imprecisato tra il XVII e il XIX secolo, il film è incentrato sui Ceddo, “il popolo del rifiuto” che respinge un regime resosi complice dell’ascesa al potere del fanatismo islamico e del lento ma duraturo dilagare della schiavitù e del colonialismo euroamericano. I Ceddo rapiscono la principessa Dior e chiedono un cambiamento immediato nella gestione del sistema politico, ma saranno espulsi e costretti all’esilio e alla conversione religiosa.

Ven 12, h. 18.30. La proiezione sarà introdotta da Paola Olivetti e Birame Thiam
Mer 17, h. 16.00

Xala
(Senegal 1975, 123’, DCP, col., v.o. sott. it.)

El Hadj, uomo d’affari senegalese sulla cinquantina, si sposa per la terza volta, ma la sera delle nozze si scopre, improvvisamente, impotente. Pensando ad una maledizione, si reca da vari guaritori, senza ottenere però alcun risultato. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Sembène

Ven 12, h. 21.00. La proiezione sarà introdotta da Giuseppe Gariazzo e Alain Sembène
Mer 17, h. 18.15

Moolaadé
(Senegal/Burkina Faso 2003, 124’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Collè Ardo è l’unica nel suo villaggio a non aver escisso la figlia. Un giorno quattro bambine si recano a casa della donna e le chiedono “moolaade”, protezione perché neppure loro vogliono subire l’escissione. La donna tende una corda all’entrata della propria capanna che nessuno potrà oltrepassare. Il villaggio è in subbuglio contro Collè Ardo, ma lei cerca di resistere e di far valere le proprie ragioni e quelle delle bambine.

Sab 13, h. 16.00. La proiezione sarà introdotta da Cecilia Pennacini
Lun 15, h. 18.15

La noire de…
(Senegal/Francia 1966, 65’, DCP, b/n, v.o. sott.it.)

La storia vera della giovane senegalese Diouana che si trasferisce da Dakar ad Antibes per lavorare a casa di una coppia francese. Diouana spera di lavorare come tata e si aspetta un nuovo stile di vita ma vedrà infrangersi i suoi sogni a causa del razzismo colonialista dei suoi datori di lavoro. Il primo lungometraggio di Sembène è un attacco spietato allo sfruttamento neocoloniale.

Sab 13, h. 18.30. La proiezione sarà introdotta da Micaela Veronesi
Lun 22, h. 18.15

Tauw
(Senegal/Usa 1970, 27’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Due fratelli, Tauw, ventenne disoccupato, e Ouman, 11 anni, devono affrontare le contraddizioni della sua istruzione religiosa. Entrambi impreparati ad affrontare le realtà di una società in cambiamento, dopo l’indipendenza.

Sab 13, h. 19.35. La proiezione sarà introdotta da Daniela Ricci
Lun 22, h. 19.20

Guelwaar
(Senegal/Francia 1992, 115’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Un importante difensore dell’Africa incorrotta e libera viene ucciso e, per un errore amministrativo, pur essendo egli cattolico, viene sepolto nel cimitero musulmano. Scoppia una feroce disputa tra i due gruppi sociali che sottolinea l’importanza ancora considerevole del rito e consente al regista di denunciare un’Africa che venera i doni dei benefattori stranieri.

Sab 13, h. 20.30. La proiezione sarà introdotta da Daniela Ricci e Amadou Dieng
Lun 22, h. 16.00

Faat Kiné
(Senegal 2001, 120’, DCP, col., v.o. sott. it.)

Faat-Kine, sua madre Mami, e sua figlia Aby. Kine è la direttrice di una stazione di servizio, vive sola con i suoi due figli. A quarant’anni rifiuta di cedere alla stigmatizzazione delle madri single e cerca il successo in un campo dominato dagli uomini. Attraverso il ritratto di tre generazioni di donne, Ousmane Sembène racconta la storia della società senegalese in piena trasformazione.

Dom 14, h. 18.00. La proiezione sarà introdotta da Daniela Ricci e Annamaria Gallone
Mar 23, h. 16.00

Immagine tratta dal film FAAT KINÉ

Faat Kiné

Vorrei soffermarmi sull’analisi del film che introdurrò insieme a Daniela Ricci, curatrice dell’evento, domenica 14 gennaio alle 18: FAAT KINÉ:

È il primo capitolo della trilogia “l’eroismo al quotidiano” (titolo anche di un corto uscito nel 1999), continuata nel 2003 con Mooladé, storia dell’opposizione di una donna alla pratica delle tradizionali mutilazioni genitali che colpisce le bambine in molte comunità rurali africane. Il film ha vinto la Quinzaine des réalisateurs a Cannes 2004.

In Italia FAAT KINÉ è stato presentato in anteprima nel marzo 2005 al Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina di Milano. Grazie all’appoggio di molte associazioni, tra cui Amnesty International, nel 2006 è uscito in sala anche in Italia, distribuito dalla Lucky Red. Il film è stato anche edito in DVD dalla Feltrinelli e ha ottenuto il prestigioso premio Nonino nell’edizione del 2007.

 Con questo film, come d’altronde in tutti i precedenti, l’autore restituisce un’immagine dell’Africa profondamente diversa da quella stereotipata del cinema esotico occidentale. I suoi personaggi non sono mai eroi con l’aureola, ma piuttosto gente comune che lotta e rivendica i propri diritti, contestando il potere.

E una lottatrice è Faat Kine (magistralmente interpretata da Venus Seye), una donna sulla quarantina emancipata e sexy che ha il coraggio d’ infrangere le norme sociali con le quali è cresciuta: lavora, a differenza della maggior parte delle donne che svolgono unicamente il ruolo di mogli e madri e nutrono gelosia nei suoi confronti. Ha avuto due figli fuori dal matrimonio e da padri diversi. A sostenerla ha trovato solo sua madre (Mame Ndoumbe) quando il padre di Kiné l’ha scoperta incinta del suo primo figlio e avrebbe voluto bruciarla viva per aver disonorato la famiglia: in quell’occasione la madre la difese facendole scudo con il suo corpo e ustionandosi tutta la schiena. Anche dopo, quando ormai è una donna affermata, la scopriamo ancora incinta e nuovamente abbandonata. Il suo amante la spoglia dei suoi risparmi e anche il figlio Djib la tradisce. Tutto ciò che ha, l’ha conquistato a caro prezzo.

 Il film si apre nel presente, in una giornata di eccezionale soddisfazione per Faat Kine, poiché i due figli, Aby e Djib, hanno conseguito l’ambito diploma di maturità (BAC). È una grande vittoria per lei che si è conquistata tutto ciò che ha con le unghie e con i denti: aveva sognato di diventare avvocato, ma il suo sogno non si è avverato poiché a vent’anni, all’ultimo anno di scuola secondaria, pochi mesi prima dell’esame finale, viene sedotta da Gaye, il suo professore di filosofia, abbandonata incinta e di conseguenza espulsa dalla scuola. Ma la ragazza non si arrende:prima per sopravvivere, poi per avere successo, entra in un mondo proibito alle donne. Rompendo i tabù, prende con determinazione il controllo della sua vita. Approfitta anche delle sue doti seduttive, perché sa che è impossibile avere un rapporto paritario con gli uomini. Sfida il mondo e si conquista un’indipendenza finanziaria impensabile per una donna del suo ambiente, diventando la responsabile di una stazione di servizio. È proprietaria di una bella villa e ha un servitore al suo servizio.

Il regista, che ha saputo creare splendidi personaggi femminili, ama questa donna che osa infrangere regole obsolete e diventa un simbolo del femminismo ante litteram, in una società colpita dalle forze del passato e da quelle della modernità che riflettono ciò che Sembène chiama “i resti del sistema feudale e l’embrione di un nascente neocolonialismo liberale”.

E al tempo stesso Sembène presenta Dakar con tutte le sue contraddizioni in un contesto sociale politicamente, economicamente e moralmente corrotto, conseguenza del clima post-coloniale.

Aggiunge valore al film la fotografia di Dominique Gentil, la musica finemente arrangiata da Yande Codou Sene e il sound design di Alioun Mbow.

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