29/10/13 – Africa – La lotta sotterranea tra i ‘volenterosi’ e il ‘gigante dormiente’

di AFRICA

 

La troika composta da Kenya, Uganda e Ruanda, la competizione con un’economia in rapido sviluppo come quella della Tanzania e antiche rivalità tra i paesi dell’Africa orientale sono al centro di un ampio dibattito in corso nelle ultime settimane sulla stampa del continente. Sul braccio di ferro tra “la coalizione dei volenterosi” e il “gigante dormiente” – come li ha soprannominati in un editoriale la rivista The Continente Observer – la MISNA ha interrogato Emmanuel Tayari, analista e opinionista economico.

Da cosa nasce la rivalità tra la ‘coalizione’ e la Tanzania?

Kenya, Uganda, Ruanda e Tanzania fanno tutti parte della Comunità dell’Africa Orientale (Eac), ma da alcuni mesi a questa parte le prime tre si sono riunite in più di un’occasione senza rendere partecipe il governo tanzaniano che si è lamentato presso i vertici dell’organismo regionale. Una mossa che rivela il timore crescente di Nairobi di perdere il suo ruolo di ‘economia trainante’ dell’Africa Orientale. È il governo keniano, infatti, che muove le fila della strategia di isolamento di Dar Es Salam: il motivo sta nella competizione con la Tanzania per lo smercio dei prodotti destinati all’export e provenienti dai paesi dell’entroterra privi di sbocchi sul mare.

A quando risale questo ‘conflitto’ di interessi?

Fondata nel 2000, in origine l’Eac rappresentava una prima fase di passaggio verso il progetto di unione federale dei suoi membri che avrebbe dovuto realizzarsi entro il 2013. Di fatto, il percorso è stato rallentato dalla contrarietà dell’opinione pubblica e del governo tanzaniano che – in qualità di economia più arretrata – guardavano con timore agli effetti di un’abolizione delle barriere e dei dazi doganali sui suoi mercati interni. Nairobi ha saputo sfruttare questa riluttanza, facendone uno strumento di propaganda per proteggere la propria supremazia economica.

Tornando ai nostri giorni, cosa è cambiato, dunque, rispetto al passato?

Come hanno esplicitamente ammesso i responsabili dei tre paesi della ‘coalizione dei volenterosi’ (Kenya, Uganda e Ruanda) – pressati dalla stampa – gli incontri degli ultimi mesi, a cui Dar Es Salam non è stata convocata riguardavano le infrastrutture per la costruzione del cosiddetto ‘Corridoio del Nord’ che dovrà collegare l’Est della Repubblica democratica del Congo, l’Uganda, il Ruanda e il Kenya. Una risposta che svela parte della battaglia sotterranea: tutto si gioca sulla protezione del porto di Mombasa, ultima tappa di questo percorso, considerato di vitale importanza per il Kenya.

Perché proteggere, in questo momento, il porto di Mombasa?

Il problema si pone nella misura in cui il governo della Tanzania ha firmato un accordo con la Cina per la creazione di un grande porto a Bagamoyo – 70 chilometri a nord di Dar Es Salam, di fronte a Zanzibar – che, una volta ultimato, avrà portata di 20 milioni di container all’anno. Una capacità di molto maggiore rispetto a quella di Mombasa (500.000) e Dar es Salam (600.000) e che, in prospettiva, rischia di far scivolare il Kenya in seconda posizione nella classifica degli ‘hub’ regionali. La corsa ad accaparrarsi i prodotti dei paesi dell’entroterra, più del settore turistico o delle risorse naturali, sarà il vero terreno di competizione tra Nairobi e Dar es Salam. – Misna

 

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