05/04/14 – Rwanda – L’ombra del genocidio sui rapporti con i vicini

di AFRICA

 

A 20 anni dal genocidio contro tusti e hutu moderati, il Rwanda fa fatica a ricucire rapporti particolarmente tesi con alcuni dei suoi vicini.

Ancora oggi le relazioni con la Repubblica democratica del Congo sono molto tese per la presenza nel paese confinante di soggetti coinvolti nel genocidio, esponenti delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr). Un altro vicino, la Tanzania, viene accusata di sostenere forze anti-Kigali con l’obiettivo di destabilizzare il regime del presidente Paul Kagame.

Le relazioni tra Kigali e Dodoma si sono deteriorate dopo che nel 2013 il presidente tanzaniano Jakaya Kikwete ha invitato il suo omologo ruandese di aprire un dialogo con le Fdlr. Un appello respinto da Kigali. Come conseguenza diretta dell’inasprimento dei rapporti bilaterali la Tanzania ha espulso migliaia di ruandesi rifugiati sul suo territorio nazionale da 40 anni. Il presidente Kagame ha minacciato di attaccare il paese vicino. Colloqui diretti avuti a Kampala tra i due capi di Stato hanno contribuito a far abbassare la tensione politica, ma i motivi di attrito permangono sotto la superficie.

“Se sono coinvolti nel genocidio vanno arrestati, processati e puniti. Ma la maggior parte degli esponenti delle Fdlr sono giovani uomini nati nel 1994 o che avevano pochi anni durante il genocidio. Quindi si tratta per lo più di individui che hanno tutto il diritto di partecipare alla vita politica nel proprio paese di origine” aveva detto nel luglio 2013 il ministro degli Esteri tanzaniano, Bernard Membe.

Fonti ufficiali ruandesi hanno respinto questa considerazione, rispondendo che “le Fdlr sono guidate da dirigenti che hanno le mani sporche di sangue, sono costituite dai figli di chi ha commesso il genocidio e continuano a portare avanti l’ideologia del genocidio”.

Inoltre, secondo alcune fonti di stampa ruandesi, di recente la Tanzania ha facilitato lo svolgimento di una riunione  di alcuni esponenti dell’opposizione ruandese, tra cui l’ex primo ministro Faustin Twagiramungu e leader di diverse formazioni politiche – tra cui il Rwanda National Congress (Rnc) e Fdlr – per favorire l’unità dell’opposizione. Un’accusa respinta formalmente dall’ambasciata tanzaniana a Kigali.

Secondo Kigali l’obiettivo di tale riunione, tenuta in Tanzania, era quello di dare una ‘copertura’ alle Fdlr per costruire un’immagine accettabile e spingere le autorità ruandesi ad aprire un colloquio con loro. “Se questo non dovesse bastare per spingere il Rwanda ad aprire colloqui, è già pronta un’altra strategia: l’uso della forza. Questa seconda fase si sta già facendo strada” scrive un articolo pubblicato nei mesi scorsi su un sito internet ruandese.

Il 1° marzo 2014 il partito di Twagiramungu – Rwanda Dream Initiative – ha costituito una coalizione in Belgio con le Fdlr, il Partito Sociale e l’Unione democratica ruandese, chiamata ‘Coalizione dei partiti politici per il cambiamento’, il cui primo obiettivo è chiedere al governo l’apertura di colloqui sula questione del ritorno in patria dei rifugiati, con il sostegno della comunità internazionale. Uno scenario che appare remoto visto che le Fdlr hanno ancora il marchio di organizzazione coinvolta nel genocidio. La coalizione dovrebbe cambiare nome e liberarsi dei suoi membri ‘compromessi’ nei massacri. – Misna

 

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