Sudan: stato di emergenza e governo militare per due anni

di Raffaele Masto

Alla fine il comunicato dei militari sudanesi è arrivato. Ora ciò che era cominciato questa mattina all’alba può dirsi concluso.   Adesso si può dire con certezza, si è trattato di un golpe realizzato dai militari che hanno destituito Omar al-Bashir e lo hanno arrestato assieme a quasi tutti i membri del suo governo. «La testa del regime – ha detto il militare  che ha letto il comunicato in diretta radiotelevisiva – è tenuta in un luogo sicuro».

Ma chi è l’uomo che ha parlato e che sta a capo dell’annunciato consiglio militare di transizione? Si chiama Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, è un generale ed era il primo vicepresidente e ministro della Difesa. Ha detto che la Costituzione è sospesa, che ci sarà lo stato di emergenza per tre mesi e un governo militare per due anni.

Una serie di provvedimenti che fanno pensare che i militari che hanno preso il potere temano la reazione di coloro che sono stati rimossi, o di una parte dell’esercito.  Oppure che il colpo di Stato non soddisfi coloro che lo hanno scatenato, cioè i cittadini, soprattutto giovani, che da dicembre scendono in piazza.

Nel suo discorso il nuovo “frontman” del regime ha annunciato anche la liberazione di tutti i detenuti politici, dunque di tutti coloro che sono stati arrestati nelle dimostrazioni di questi mesi. Buona parte degli arrestati facevano parte dell’Associazione dei professionisti sudanesi (SPA), che ha organizzato buona parte delle proteste degli ultimi mesi. Dopo il discorso di Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, la SPA ha dichiarato che le proteste continueranno perchè la dichiarazione letta in tivù non viene incontro alle richieste dei manifestanti, che a loro volta – ha detto – «rimarranno nelle strade». Lo sono già fin da stamattina all’alba mentre il golpe era in corso.

Dunque, a diverse ore dall’inizio di questa vicenda, questa mattina all’alba, si può dire che sul piano istituzionale e interno al regime i giochi sono fatti. Non sono invece per nulla conclusi per quanto riguarda i dimostranti che volevano – e vogliono – un cambio non solo poco più che cosmetico ma più profondo.

Infine non si può non dire che questa nuova versione di governo militare che sale al potere in Sudan si fa carico di un Paese che versa in una gravissima crisi economica. Con la secessione del Sud, Khartoum ha perso i ricchi giacimenti di greggio che erano la ricchezza del Paese, e gli aumenti di pane e benzina che si erano resi necessari sono stati la scintilla che hanno fatto esplodere le proteste.

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