Stati Uniti | «Burundi nella lista nera»

di Enrico Casale

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto al Congresso degli Stati Uniti per comunicare che stava estendendo lo stato di emergenza nazionale nei confronti del Burundi. La misura limita i viaggi, gli affari e gli aiuti degli Stati Uniti verso il Paese. Questo provvedimento è stato già adottato da Barack Obama nel 2015 in seguito alla decisione del presidente Pierre Nkurunziza di rimanere in carica per un terzo mandato. Decisione che ha gettato la nazione dell’Africa orientale in una profonda crisi politica e ha provocato la morte di centinaia di persone e la fuga di almeno 400.000 burundesi nei Paesi vicini.

Secondo la Casa Bianca, la situazione nel Paese dell’Africa centrale minaccia la pace nella regione e la sicurezza degli Stati Uniti. «La situazione [in Burundi], è stata segnata dall’uccisione e da altre violenze contro civili, disordini, incitamento alla violenza e significativa repressione politica, e che minaccia la pace, la sicurezza e la stabilità della regione, continua a rappresentano una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti».

Il rappresentante del Burundi presso l’Onu, Albert Shingiro, ha respinto i rapporti delle Nazioni Unite che hanno messo in evidenza «uno stato di allarme e gravi violazioni dei diritti umani in Burundi contro i membri dell’opposizione e le loro famiglie». Shingiro ha affermato che «le questioni del Burundi riguardano un Paese sovrano», una posizione sostenuta da Russia e Cina.

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