Soprusi francesi in Algeria: Parigi apre gli archivi

di Stefania Ragusa

La mossa è passata quasi inosservata (anche questo un effetto dello spazio mediatico occupato dal Covid-19) ma ciò non la rende meno rilevante. Lo scorso 12 aprile la Francia ha reso accessibili una serie di documenti, secretati fino ad ora, riguardanti l’indipendenza algerina e, più precisamente, i numerosi disparus, le persone prelevate durante la Battaglia d’Algeri e di cui non si è più saputo nulla (almeno 4000, secondo la testimonianza di Paul Teitgen ).
Emmanuel Macron aveva annunciato di volere fare questo passo a settembre 2018 quando,rompendo un tabù che durava da oltre mezzo secolo, ha riconosciuto le brutalità commesse dalla Francia in Algeria e, in particolare, “la responsabilità dello Stato” nella scomparsa del matematico indipendentista e comunista Maurice Audin, rapito, torturato e infine ucciso dall’esercito.
Tra l’annunciare e il fare sono passati quasi due anni. Questo non stupisce, date le lungaggini della burocrazia e le resistenze opposte dagli ambienti militari. In ogni caso, è improbabile che i file aperti forniscano informazioni molto dettagliate sui “disparus” e sulle condizioni della loro “scomparsa”: quando si agisce al di fuori della legge, in nome della giustizia parallela, si tende infatti a non lasciare tracce, idem quando si eseguono esecuzioni sommarie. L’apertura di archivi precedentemente vietati rappresenta comunque un passaggio essenziale verso la ricostruzione dei fatti ed è quindi la benvenuta.

In foto un frame del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia d’Algeri.

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