Sassou Nguesso, il dittatore amico dell’Italia

di Enrico Casale

7322409-11265680Il premier italiano Matteo Renzi ha ricevuto giovedì il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso. L’incontro è stato occasione per la firma di due importanti accordi di cooperazione, per lo sviluppo energetico in Congo con Eni, la compagnia petrolifera italiana, e con il gruppo Fs Italiane. Le nostre ferrovie coopereranno con quelle congolesi per il supporto formativo alle attività di manutenzione della rete e alla fornitura di materiale rotabile per la manutenzione. Il gruppo FS Italiane offrirà inoltre la propria competenza tecnica, attraverso Italferr, per la revisione del Piano nazionale dei trasporti della Repubblica del Congo. L’Eni ha invece siglato un nuovo accordo strategico che mira ad aumentare la capacità elettrica nella parte settentrionale del Paese africano portandola dagli attuali 300 a 450 megawatt.

Nel nostro Paese forse non tutti sanno chi è il Presidente del Congo. Sassou Nguesso, a buona ragione, può essere considerato uno dei dinosauri della politica africana. Nato nel 1943, militare di formazione, prende il potere nel 1979. Inizialmente legato al blocco sovietico, dopo il crollo del Muro di Berlino si riavvicina alla Francia, ex potenza coloniale e apre al multipartitismo e all’economia di mercato. Nel 1994 Sassou-Nguesso lasciato però il Paese per tornarvi solo nel 1997, quando si candida alle elezioni presidenziali. Il 5 giugno 1997 l’esercito, su incarico di Lissouba, attacca l’abitazione di Nguesso a Brazzaville. Le milizie di quest’ultimo si difendono dando inizio a un intenso conflitto. Con l’appoggio dell’Angola Nguesso riusce a mantenere il controllo di Brazzaville e costringe Lissouba a lasciare il Paese. Il 25 ottobre 1997 Nguesso viene rinominato presidente, carica che detiene tuttora.

Affiliato alla massoneria (non ne fa mistero), è anche attraverso le logge che tiene i rapporti con altri capi di Stato africani massoni e con la Francia. Si dice che la pace tra lui e Lissouba (anch’egli affiliato) sia stata decisa grazie alla mediazione dei massoni francesi.

Da trent’anni al potere, Nguesso, pur essendo ricevuto con tutti gli onori dalle cancellerie occidentali, non è certo un campione di democrazia. L’opposizione interna è imbavagliata e ridotta a un silenzio assoluto. Ogni protesta che si leva contro il regime è repressa immediatamente, con azioni brutali e sistematiche. In molte regioni del Paese (esclusa quella in cui vive il suo gruppo etnico) manca acqua, elettricità, scuole, strutture sanitarie. E questo nonostante il Congo sia un Paese in espansione.

Negli ultimi tre anni la crescita del Pil si è attestata sul 3% annuo e gli organismi internazionali prospettano una crescita tra il 2014 e il 2019 del 6% annuo. La forza del sistema economico congolese si deve anzitutto al petrolio che si estrae soprattutto offshore. Recentemente sono state poi avviate sperimentazioni per estrarre idrocarburi dalle sabbie bituminose (con conseguenti inquinamenti di vaste aree del Paese). Nel comparto, oltre al gruppo francese Total-Elf-Fina, è forte anche la presenza di Eni che investe nel Paese dal 1968. Per diversificare l’economia nazionale, il Governo ha puntato molto sulla creazione di aree franche e sul commercio del legname pregiato.

I profitti del petrolio e del commercio del legname però finiscono invariabilmente nelle tasche del clan Sassou Nguesso che li investe, direttamente o grazie a prestanome, in Europa. Alcune organizzazioni occidentali hanno denunciato le spese folli del clan Sassou Nguesso nei suoi soggiorni all’estero e i suoi investimenti poco chiari.

Per il Governo italiano però questi sono dettagli. Gli affari contano di più. Molto di più.

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