Sahel | L’appello dell’emiro per la pace

di Marco Trovato

Un importante capo tradizionale saheliano, Ousmane Amirou Dicko, emiro del regno del Liptako, a cavallo tra Burkina, Mali e Niger, ha chiesto oggi una tregua umanitaria per impedire la diffusione del coronavirus in una regione in preda alla violenza jihadista. «Invito tutti a rispondere alla “chiamata del Liptako” in modo che le ostilità nell’area dei tre confini (Burkina, Mali, Niger) cessino e che un fronte unito si opponga al flagello che ci assale da tutte le parti», ha scritto l’emiro in un testo inviato alla France Presse.

«Liptako è una regione che non si lascia “abbattere”. Dobbiamo onorare questa reputazione per sconfiggere il virus e mettere a tacere le armi. Più che mai il nostro regno ha bisogno di pace e armonia sociale», ha aggiunto l’emiro, che afferma di sostenere «l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite per una tregua umanitaria». «Mentre la pandemia progredisce, tutta l’energia disponibile deve riunirsi per combattere questo flagello», ha insistito. Burkina, Mali e Niger sono ancora relativamente poco colpiti dal virus. Il Burkina ha 557 casi e 35 morti; Niger 627 casi e 32 morti; Mali 171 casi e 13 morti.

L’intero Sahel è colpito dalla violenza jihadista, spesso intrecciata con conflitti inter-comunitari. Questa violenza ha ucciso 4000 persone in Mali, Niger e Burkina Faso nel 2019, secondo le Nazioni Unite. Questi tre Paesi hanno anche numerosi campi per sfollati interni e rifugiati in fuga dalla violenza, che riuniscono più di un milione di persone, che vivono spesso in condizioni di promiscuità.

 

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