RdCongo: altra strage attribuita ad Adf, con luci e ombre su legami Isis

di Valentina Milani
miliziano adf

Sarebbero almeno 15 le vittime dell’attacco al villaggio di Bulongo, nella provincia del Nord-Kivu, attribuito ai ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf) che hanno assalito la località in piena notte, tra domenica e lunedì. Nel territorio di Beni, teatro dell’incursione di uomini armati contro civili inermi, è solo l’ennesima macabra pagina della guerra di terrore portata avanti dalle milizie.

Ma oltre al danno, la beffa: secondo l’organizzazione locale della società civile Lucha, la polizia ha represso ieri, sparando colpi d’arma da fuoco,  un gruppo di residenti di Bulongo usciti  per manifestare rabbia a seguito del massacro. Il bilancio sarebbe di due morti e un ferito.

La milizia Adf, una ribellione originariamente ugandese in contrasto con il regime di Yoweri Museveni, è stabilmente installata nell’est del Congo dove semina caos dal 1995. Solo nelle ultime due settimane, secondo un’altra organizzazione locale, la Cepadho, 55 civili sarebbero stati uccisi in attacchi ad essa attribuiti.

“Nessuna indifferenza è possibile di fronte a questi nuovi crimini commessi dall’Adf contro civili, donne e bambini nel territorio di Beni”, ha dichiarato oggi Jean-Marc Chataigner, l’ambasciatore dell’Unione Europea in Repubblica Democratica del Congo, chiedendo una maggiore unione per “combattere insieme questa violenza indiscriminata”.

Nonostante uccisioni e soprusi continuino quotidianamente, nuovi riflettori si stanno accendendo sulla regione con la qualifica da parte degli Stati Uniti del gruppo Adf come milizia terroristica affiliata all’organizzazione jihadista dello Stato islamico. Un ‘riconoscimento’ che era auspicato da alcuni, per vedere forse un maggiore coinvolgimento internazionale  – e forse militare –  nella zona, dove già pattugliano la maggior parte delle Forze armate congolesi (Fardc) e delle truppe della Monusco, la missione dei caschi blu delle Nazioni Unite.

Sui reali legami tra Daesh e le Adf permangono perplessità, poiché il gruppo Adf, in Congo, non ha mai rivendicato tale appartenenza, così come non rivendica gli attacchi che gli vengono attribuiti. Raramente fonti congolesi hanno dato spazio, almeno prima d’ora, a presunte infiltrazioni di jihadisti nel territorio congolese.

È invece l’Isis in Africa Centrale (Iscap) ad aver rivendicato, a mo’ di propaganda, la paternità di alcuni attacchi avvenuti dal 2019 in poi.

Secondo le parole di un portavoce delle Fardc, Anthony Mwalushayi, raccolte lo scorso gennaio dalla redazione degli “Osservatori” di France24, tra le Adf sarebbe stata rilevata la presenza di combattenti originari dal Ciad, dal Sudafrica, dalla Tanzania e dal Mozambico. Intervistato dalla stessa emittente, Matteo Puxton, storico e analista della strategia militare dello dello Stato Islamico, ha ritenuto che “alla luce degli elementi di propaganda” e di un trasferimento di denaro alle Adf da parte di Waleed Ahmed Zein, arrestato in Kenya, “possiamo dire che i legami tra il gruppo dello Stato Islamico e le Adf esistono, ma rimangono opachi. E ‘infatti difficile sapere se tutte o solo una parte delle Adf siano entrate a far parte del gruppo, sebbene le operazioni dichiarate siano situate nelle tradizionali aree di azione della formazione”.

(Céline Camoin)

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