Proteggere gli informatori di crimini finanziari in Africa occidentale

di claudia

di Céline Camoin

Nell’Africa occidentale, i whistleblowers, (termine che indica letteralmente “una persona che lavorando all’interno di un’organizzazione, di un’azienda pubblica o privata si trova ad essere testimone di un comportamento irregolare, illegale, potenzialmente dannoso per la collettività e decide di segnalarlo“) rimangono insufficientemente protetti e particolarmente esposti anche se potrebbero svolgere un ruolo vitale nella lotta alla criminalità finanziaria. Lo deplora un rapporto della Piattaforma per la protezione degli ‘informatori’ in Africa (Platform to Protect Whistleblowers in Africa, Pplaaf) che fa il punto sulla legislazione in vigore nei Paesi della regione e invita le autorità ad adottare meccanismi di protezione

Questo rapporto raccoglie i risultati di 14 studi sulla protezione dei whistleblowers condotti in 13 Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao) e in Mauritania. Il suo raggiungimento è stato possibile grazie al sostegno dell’Unione Europea nell’ambito del progetto Ocwar-M, un progetto per combattere la criminalità finanziaria nell’Africa occidentale.

Il rapporto evidenzia diverse importanti preoccupazioni, tra cui l’assenza di leggi specifiche dedicate alla protezione di queste persone nella maggior parte dei Paesi della regione, esponendo così questi attori a maggiori rischi. Dei quattordici Paesi esaminati, solo tre hanno attualmente una legge specifica a tutela dei whistleblowers. Anche nei Paesi con tali leggi, la loro applicazione non è rigorosa. Affinché una legge sugli informatori sia efficace, deve definire chiaramente lo status del ‘segnalante’ e le procedure di segnalazione dei fatti, garantire la protezione contro ritorsioni e procedimenti giudiziari, punire gli autori di ritorsioni e prevedere misure di sicurezza specifiche. Tuttavia, una protezione adeguata richiede anche leggi contro i crimini finanziari e leggi che garantiscano la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni. La sola legislazione specifica sugli informatori non è sufficiente senza queste misure aggiuntive.

Sebbene tutti gli Stati della regione dispongano di un quadro giuridico per combattere la criminalità finanziaria, i risultati del rapporto rivelano che l’applicazione di queste leggi varia notevolmente, il che può dissuadere dal divulgare informazioni sensibili. Inoltre, le minacce alla libertà di stampa ostacolano le indagini giornalistiche e la diffusione delle informazioni. Le inadeguatezze della suddetta legislazione in Africa occidentale rappresentano quindi una minaccia significativa per la protezione degli informatori.

La Pplaaf invita gli Stati membri dell’Ecowas e la Mauritania, l’Ecowas, l’Unione africana, la Banca africana di sviluppo, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il settore privato ad adottare misure immediate per migliorare la protezione degli informatori e promuovere la trasparenza nella regione. Queste misure includono l’adozione di leggi specifiche sulla protezione degli informatori, la revisione della legislazione sui crimini finanziari, il rafforzamento dei meccanismi di protezione esistenti e il rafforzamento dei poteri delle autorità. Il presidente della Pplaaf è l’avvocato francese William Bourdon.

Condividi

Altre letture correlate: