Nigeria sotto shock per attentato in una chiesa

di Marco Trovato

La Nigeria è sotto shock. La notizia dell’attacco armato avvenuto oggi pomeriggio alla chiesa cattolica San Francesco di Owo, costato la vita ad almeno 50 persone, sta monopolizzando le tv e social media nigeriani e scuotendo l’opinione pubblica.

Il governatore dello stato della città di Ondo, dove è avvenuta la strage, ha parlato di un’azione «vile e satanica che ha seminato terrore e sconcerto» e invitato i cittadini a «a rimanere calma e vigile», assicurando che «verrà impegnata ogni risorsa per dare la caccia agli assalitori».

Anche la diocesi di Ondo, ha rilasciato un comunicato per esprimere incredulità e dolore per un raid condotto contro civili inermi durante la santa messa della Pentecoste che ha falcidiato decine di fedeli tra cui un numero imprecisato di bambini. Il bilancio dell’attentato potrebbe crescere nelle prossime ore perché molti feriti sono stati portati in un ospedale della città. Le immagini girati coi cellulari dai sopravvissuti sono terribili e mostrano decine di corpi riversi in pozze di sangue tra le panche di legno della chiesa. In un filmato si vede un uomo armato, presumibilmente facente parte del gruppo terroristico, che viene immobilizzato dalle forze di sicurezza intervenute sul posto.


Al momento l’attacco terroristico non è stato rivendicato. Nelle prossime ore ne sapremo di più. Ciò che più colpisce di questo attentato è che è avvenuto a Ondo, uno dei 36 stati della Nigeria, situato a sud-ovest della Nigeria, lontanissimi dalle regioni saheliane del nord, abitate in prevalenza da musulmani, interessate dagli attacchi di gruppi jihadisti.


La strage è avvenuta in una regione cristiana, non lontano dalle coste affacciate al Golfo di Guinea, e non lontana da Lagos, capitale economica della Nigeria. Un territorio ritenuto finora piuttosto sicuro, rimasto estraneo alle violenze perpetrate dai miliziani di Boko Haram, il cui attivismo peraltro sembrava depotenziato dai successi ottenuti negli ultimi due anni dall’esercito.
Boko Haram rimane il gruppo jihadista più attivo in Nigeria (che coi suoi 210 milioni di abitanti, di cui oltre la metà musulmani, è il Paese più popoloso dell’Africa). In dieci anni gli attacchi terroristici – molto perpetrati in moschee e mercati contro la popolazione locale, in larga parte di etnia Hausa – hanno provocato oltre 50.000 vittime tra i civili e le forze di sicurezza, costringendo oltre 3 milioni di persone ad abbandonare le proprie abitazioni.


Nel nord-est della Nigeria e nel confinante bacino del Lago Ciad l’attivismo di Boko Haram si affianca a quello dello Stato Islamico nell’Africa occidentale (Iswap), mentre l’ombra di al-Qaeda è proiettata dagli assalti dei miliziani di Ansaru: gruppi jihadisti appartenenti a network rivali, il che aggiunge ulteriore complessità in uno scenario di crisi multidimensionale. Ad aggravare la situazione c’è la violenza endemica del banditismo armato che prende a bersaglio scuole e treni per rapinare e sequestrare civili a scopo di riscatto.

Sui social media numerosi utenti nigeriani hanno puntano il dito contro i miliziani Fulani (o Peul). Questi ultimi sono gruppi radicalizzati appartenenti ad un’etnia nomade dell’Africa occidentale, dedita alla pastorizia e al commercio, spesso in sanguinosa lotta con le popolazioni cristiane o animiste del Sahel.


Difficile dire al momento se l’attacco alla chiesa cattolica di Owo rappresenti un cambio di strategia da parte dei miliziani jihadisti, che hanno deciso di colpire una regione meridionale, abitata soprattutto dall’etnia Yoruba, largamente cristiana, vicina al cuore economico della Nigeria (“Attacco agli Yoruba” hanno titolato alcuni giornali locali).
Oppure se la strage va inserita in una dinamica di contrapposizione e di destabilizzazione politica in uno stato che si appresta ad andare a elezioni per l’elezione del governatore e in un momento in cui i principali partiti politici nazionali stanno decidendo con le loro primarie i candidati alle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo anno e che dovranno sancire il successore dell’attuale presidente Buhari, che vedrà scadere il suo secondo mandato.
Di certo l’attentato avviene in un momento particolarmente delicato per il colosso nigeriano – un gigante dai piedi d’argilla. L’economia langue, i prezzi dei beni alimentari di primo consumo, dal grano alla cassava, sono aumentati negli ultimi 3 mesi rispettivamente del 30 e del 40, e dove i proventi del petrolio non stanno promuovendo lo sviluppo economico ma stanno acuendo le sperequazioni e alimentando la corruzione politica.

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