Nel 2023 il Corno d’Africa sarà l’area a “maggior rischio di crisi umanitarie”

di claudia
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di Ernesto Sii

Nel 2023 i Paesi “a maggior rischio di crisi umanitarie” non saranno l’Ucraina, la Siria o lo Yemen, ma la Somalia e l’Etiopia. A sostenerlo è l’ultimo rapporto diffuso dall’International Rescue Committee, una delle più grandi organizzazioni umanitarie americane, secondo cui Somalia ed Etiopia saranno le maggiori preoccupazioni del mondo nel nuovo anno, con un elemento di rischio che da questi Paesi si allarga all’intero Corno d’Africa.

Al tema dedica una lunga analisi con commento l’emittente radiofonica tedesca, Deutsche Welle, secondo cui una “governance disastrosa in questi Paesi probabilmente porterà la regione in una crisi più profonda”.

Dopo due anni di siccità – scrive la radio tedesca – combinati con una lunga guerra di logoramento tra un esercito demoralizzato e il ramo jihadista di al-Qaeda al-Shabab, non sorprende che la Somalia, il proverbiale “stato fallito”, stia battendo record negativi. Mentre le persone e il bestiame muoiono di fame, il presidente, il primo ministro e i parlamentari eletti secondo la rappresentanza proporzionale dei clan sono impantanati nella corruzione, nel nepotismo e nel fallimento dello Stato”.

Una situazione aggravata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina. Prima dell’invasione, la Somalia otteneva il 90% del suo grano dai due Paesi. Ma con le catene di approvvigionamento interrotte, le poche navi di aiuti che ora arrivano con il grano sono tutt’altro che adeguate. Mezzo milione di bambini in Somalia – più che in qualsiasi altro Paese in questo secolo – affrontano la fame a causa della siccità, della carenza di rifornimenti e del conflitto.

“La crisi in corso nel Paese un tempo prospero con ricche zone di pesca minaccia di trascinare nell’abisso anche il vicino e relativamente ben governato Somaliland, un Paese che fino ad ora è servito in Occidente come una sorta di modello per una Somalia funzionante”, sostiene Dw.

Anche riguardo all’Etiopia, la situazione politica e il conflitto rischiano di esacerbare le ricadute umanitarie della siccità e dei cambiamenti climatici. “Fino a novembre, l’ Etiopia colpita dalla povertà aveva combattuto una guerra civile di due anni con il Fronte popolare di liberazione del Tigray (…) Secondo le sue stesse cifre, il Paese ora ha bisogno di 3,6 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) per la ricostruzione, anche se è probabile che i costi effettivi siano considerevolmente più alti. Nel frattempo, l’inflazione alimentare è aumentata di uno sbalorditivo 40%”, scrive ancora l’emittente tedesca.

Mentre le dinamiche che determineranno il destino della Somalia e dell’Etiopia nei prossimi anni sono relativamente chiare, secondo Dw anche Eritrea e Gibuti rischiano di soffrire ripercussioni sociali e politiche dagli scenari delineati.

“Nonostante il loro comprensibile impegno nei confronti dell’Ucraina, tedeschi ed europei non dovrebbero ignorare il Corno d’Africa. Devono considerare sia i fattori geopolitici che il proprio interesse personale: se la guerra e la fame provocassero un’ondata di rifugiati attraverso il Mediterraneo, ciò potrebbe portare a nuovi sconvolgimenti sociali in Europa”, conclude Deutsche Welle.

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