Metabolismo urbano

di claudia
johannesburg

Le città africane possono essere osservate e studiate come organismi viventi e complessi in cui s’intrecciano e interagiscono flussi e movimenti di beni, persone, energia o scarti. Sotto questa nuova luce, quello che sembra un universo urbano caotico e inestricabile ci appare in realtà come un modello funzionale alla vita di milioni di persone 

di Federico Monica

Quando si parla di città il pensiero corre immediatamente a qualche spazio fisico: un monumento emblematico, una piazza, una geometria riconoscibile, un reticolo di vie regolari. Specialmente nella cultura europea siamo da sempre abituati a concepire le aree urbane come entità solide, date dal susseguirsi di edifici, strade e infrastrutture; eppure le città sono fatte tanto di spazi concreti e tangibili quanto, se non soprattutto, della vita quotidiana che vi scorre all’interno o dell’intreccio meraviglioso di azioni delle persone che le abitano.

Anche l’urbanistica, la disciplina che si occupa di studiare e “progettare” le città, ha da tempo abbandonato l’approccio tradizionale legato al semplice disegno di spazi fisici e funzioni omogenee per sviluppare nuovi modelli di interpretazione più utili a definire strategie e soluzioni per le complesse città contemporanee.

Un mercato di Lagos /Foto LUZ

Uno di questi approcci è il cosiddetto “metabolismo urbano”, che osserva la città non tanto attraverso i suoi luoghi e la sua spazialità fisica ma concentrandosi sui flussi che la attraversano. I centri urbani possono quindi essere analizzati allo stesso modo di organismi viventi e complessi in cui s’intrecciano e interagiscono flussi e movimenti di beni, persone, energia o scarti.

Pensiamo a quante merci affluiscono quotidianamente in una grande città per nutrire i suoi abitanti, per essere vendute nei mercati o per alimentare industrie e laboratori artigianali. Allo stesso tempo pensiamo a tutto ciò che ogni giorno le città producono: ricchezza, beni e oggetti lavorati ma anche rifiuti o emissioni inquinanti.

Questo approccio dinamico è particolarmente interessante per tentare di decifrare alcuni aspetti dell’universo caotico e inestricabile delle città africane. In queste immense metropoli dalla crescita vertiginosa, infatti, non sono tanto i “pieni” (edifici e infrastrutture) a fare la differenza quanto i vuoti: gli spazi aperti, siano essi strade o spiazzi dimenticati dall’edificazione e subito riconvertiti ad altre funzioni.

Spazi che proprio perché “vuoti” vengono subito popolati da molteplici attività connesse al resto della città da reti e percorsi spesso invisibili o incomprensibili.

Seguire questi percorsi permette di disegnare nuove mappe in cui la densità non è data dalle costruzioni ma dall’assembrarsi di persone, mezzi di trasporto o passaggi di merci, e in cui la prossimità non è legata tanto alla distanza quanto alle connessioni presenti. Mappe che possono variare fortemente nelle diverse ore della giornata o nei vari giorni della settimana e che proprio per questo raccontano moltissimo delle relazioni che regolano e rendono vive le città.

Foto: LUZ

In questo sistema i molteplici settori dell’economia informale giocano un ruolo di primissimo piano. Si pensi ad esempio all’ambito dei trasporti, con le linee apparentemente indecifrabili di taxi informali, auto condivise o motociclette che senza mappe o orari precisi connettono in maniera straordinariamente efficiente gli angoli più remoti delle grandi metropoli. I trasporti di merci sono, se possibile, ancora più impressionanti: una serie di mezzi, dai camion alle chiatte fino alle braccia o alle teste delle persone, distribuiscono fiumi di prodotti e derrate agricole connettendo i mercati e le vie di approvvigionamento e risolvendo dal basso la cronica carenza di infrastrutture, uno dei principali problemi delle città africane.

E forse il punto è proprio questo: siamo abituati a pensare all’informalità come a un problema da risolvere, ma molto spesso in queste città cresciute troppo in fretta le attività informali sono piuttosto delle soluzioni.

Risposte sicuramente non perfette, ma che con creatività, rapidità ed efficienza rendono possibile la sopravvivenza quotidiana e la soddisfazione dei bisogni primari di milioni di persone, proprio come in un immenso, incomprensibile ma affascinante organismo vivente.

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