Malaria, aumentato il numero dei morti e dei contagiati nel 2020

di claudia
malaria

In tutta l’Africa, nel 2020, sono aumentate le morti attribuibili alla malaria, una malattia già endemica in molte regioni del continente i cui sviluppi clinici peggiorano se associati al covid: in tutto il mondo, nel 2020, sono circa 627.000 le persone morte di malaria, la maggior parte delle quali proprio in Africa. Si stima che nel mondo le infezioni siano state 241 milioni in tutto il 2020, il 95% delle quali (228 milioni di casi) in Africa. I primi sei paesi della lista, vale a dire Nigeria (27%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Mozambico (4%), Angola (3,4%) e Burkina Faso (3,4%), rappresentano circa il 55% di tutti i casi a livello globale. Questi numeri sono contenuti nel rapporto annuale sulla malaria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

di Andrea Spinelli Barrile

Negli anni precedenti alla pandemia i numeri africani circa i decessi per malaria erano confortanti: i morti erano diminuiti del 36% nei nove anni precedenti, dagli 840.000 dell’anno 2000 ai 534.000 del 2019, ma sono nuovamente aumentati nel 2020, a 602.000, con un tasso di mortalità in aumento pari a 62 decessi ogni 100.000 abitanti a rischio.

La stessa Oms, nel suo documento, tira un sospiro di sollievo affermando che lo scenario da “giorno del giudizio”, quello secondo cui la pandemia di Covid avrebbe fatto raddoppiare i decessi per malaria a causa dell’interruzione dei servizi di cura ai malati, non si è verificato. Tuttavia, a livello globale, i decessi sono aumentati di quasi 70.000 unità lo scorso anno, con un aumento pari al 12%: quasi 50.000 decessi in più sono attribuibili, dice l’Oms, alle interruzioni terapeutiche durante la pandemia.

In Africa alla pandemia si è sommato il trend negativo circa l’accesso a medicinali, dispositivi e centri medici per la cura della malaria, servizi che la stessa Oms ha definito “in declino dal 2017”.

I numeri circa i contagi e le morti da malaria sono preoccupanti e Pedro Alonso, direttore del programma globale contro la malaria dell’Oms, ha affermato con chiarezza che la soluzione è una sola: il vaccino Rts,s, raccomandato dall’Oms per un’ampia diffusione sin da ottobre, che “rappresenta un’opportunità storica per salvare decine di migliaia di vite”, in particolare quelle dei bambini sotto i cinque anni residenti in Africa subsahariana.

Il problema, come è quasi ovvio pensarlo, sono i finanziamenti: “Il mondo permetterà che ci sia un primo vaccino contro la malaria che può salvare la vita di decine di migliaia di bambini africani ogni anno o lo lascerà riposare su uno scaffale?” ha chiesto retoricamente Alonso. L’azienda farmaceutica britannica GlaxoSmithKlein, che ha sviluppato il vaccino Rts,s, si è impegnata a donare fino a 10 milioni di dosi da utilizzare nei programmi pilota già in corso e a fornire fino a 15 milioni di dosi all’anno. Rts,s, secondo gli studi, previene il 39% dei casi di malaria e il 29% dei casi di malaria grave. Secondo l’Oms il vaccino potrebbe salvare “tra i 40.000 e gli 80.000 bambini africani” ogni anno.

Numeri che, al netto dei contagi certificati dall’Oms, sono solo la punta di un iceberg di fronte al quale è necessario uno sforzo globale massiccio: “Questa deve diventare un’operazione massiccia e urgente per garantire che possiamo raggiungere il maggior numero di bambini vaccinati il prima possibile. Se la comunità sanitaria globale non risponde a questa sfida, sarà un enorme fallimento”.

Allo stato attuale il mondo ha fallito completamente la propria lotta contro la malaria: l’obiettivo dell’Oms è ridurre la mortalità del 90% entro il 2030 ma questo obiettivo “si sta allontanando”, dice l’Oms, per una lunga serie di criticità accumulatesi e che si legano infine tutte a un grande problema: il covid, che ha spesso cancellato la capacità di risposta sanitaria contro qualsiasi altra malattia non fosse causata dal coronavirus.

Condividi

Altre letture correlate: