L’oro verde del Lago Ciad

di claudia
alga spirulina

La spirulina è un’alga che cresce nelle acque torbide del Ciad e che viene estratta e lavorata dalle donne. Ricca di proteine e altre sostanze benefiche, è considerata un toccasana miracoloso contro numerosi malanni e problemi di salute

testo e foto di Marzio Marzot

Mi trovo a N’Djamena, capitale del Ciad. È l’ultimo giorno della mia missione in questo Paese per indagare e documentare la biodiversità del Lago Ciad. La Fao mi ha inviato con altri tecnici a indagare sul tesoro trascurato – e a rischio d’estinzione – che questo lago nasconde, ma anche offre alle popolazioni che gravitano attorno al suo vasto bacino (decine di etnie, circa 20 milioni di persone). Tutto il nostro lavoro, e quello di numerosi insigni specialisti, si riverserà in un libro: Il futuro è un lago antico (edito dalla stessa Fao).

L’alga recuperata nel lago viene versata sulla sabbia, in buchi profondi almeno 25 centimetri, per essere essiccata: verrà recuperata l’indomani per essere consumata in famiglia o venduta al mercato

Durante la missione sono stato accompagnato da una splendida persona, a cui devo essere molto riconoscente: Abdallah Adam. È stato lui, profondo conoscitore del territorio, a trasmettermi un sapere sconfinato sul lago, svelandomi le ricchezze misconosciute del Ciad: il natron (un sale utilizzato già dagli antichi egiziani), i polder(ingegnosa gestione del deflusso delle acque a beneficio dell’agricoltura), il kreb (dimenticato cereale selvatico che salva la vita ai nomadi nei periodi di carestia), i varani (la cui splendida pelle è monopolio di un unico mercante che la esporta fino in Marocco), la quelea dal becco rosso (ingegnosamente trasformata da piaga biblica a preziosa risorsa alimentare), le piroghe di giunco (pratiche e sostenibili), il boeuf Kuri (dalle corna mostruose, più larghe che lunghe, unico al mondo, perfettamente ambientato a vivere nell’acqua).

Ma l’informazione più importante che Abdallah mi ha fornito riguarda il dhié, l’oro verde del Ciad: la spirulina. Era la prima volta che ne sentivo parlare. Solo dopo ho saputo che la spirulina, alga altamente proteica, presente in diversi laghi del mondo (in Ciad, Messico, Cina, Usa), è venduta nei negozi radical chic a prezzi esorbitanti, ed è persino entrata nella dieta degli astronauti. Nel parlarmi del dhié, gli occhi di Abdallah si illuminavano in modo particolare: in certe zone allagate lungo la costa est del lago ci sono donne che raccolgono quest’alga, e nei villaggi c’è la tradizione di mescolarla nella salsa di gombo per somministrarla a donne incinte, neonati gracili e anziani in declino.

«È il rimedio per tutti i mali!», mi ha assicurato un mercante locale, spiegandomi: «Noi normalmente la mangiamo due o tre volte alla settimana ad accompagnare riso e miglio». Un toccasana miracoloso! Alla prima occasione l’ho voluta assaggiare: ha il sapore tipico dell’alga, che nel sughetto piccante non è sgradevole; solo lo scricchiolio della sabbia sotto i denti denunciava la rudimentale tecnica di raccolta. Sulle rive del wadi Bodou Andja, una ventina di donne, con gesti veloci e precisi, si affannano nell’acqua bassa del lago con catini e recipienti di ogni tipo. Cercano di ottenere la maggior quantità possibile di alga prima che s’alzi il vento, che ne renderebbe impossibile la raccolta. Rientreranno al villaggio prima del sole di mezzogiorno, cariche delle gallette di dhié lasciate il giorno prima a seccare sul luogo della raccolta.

I benefici attribuiti alla spirulina sono numerosi: prevenzione del cancro, cura delle infezioni, lotta alle allergie, protezione del fegato, aiuto per migliorare i livelli del colesterolo nel sangue, promozione della perdita di peso e molti ancora

Ho avuto il piacere di conoscere madame Harita Cierom, responsabile delle donne raccoglitrici, una giovane donna molto combattiva: «Avremmo bisogno di vestiti robusti, perché il sale dell’acqua ci brucia le nostre gonne; avremmo bisogno di guanti, perché il sale corrode e spacca la pelle delle nostre mani, e avremmo bisogno di calzature di gomma, perché oramai la carne dei nostri piedi è arida e si apre a crepe… Se ci concedessero un piccolo credito potremmo riunirci e saremmo indipendenti e non dovremmo più chiedere nulla a nessuno».

Questo articolo è uscito sul numero 6/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

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