Tubercolosi, passi avanti in Africa ma c’è ancora molto da fare

di Valentina Milani

La regione africana sta registrando un tasso di diminuzione dei casi di tubercolosi (Tbc) pari a circa il 4% annuo ma – come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – sebbene il tasso sia doppio rispetto al ritmo globale, la regione rischia di non raggiungere i principali traguardi e obiettivi per l’eliminazione della malattia se gli sforzi non vengono intensificati rapidamente.

In una nota emessa dall’Oms oggi in occasione della Giornata mondiale contro la tubercolosi, viene sottolineato che la Strategia per la fine della tubercolosi dell’Organizzazione chiede ai Paesi di ridurre i decessi per tubercolosi del 75% e i casi del 50% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2015. Per raggiungere il traguardo del 2025, il ritmo di riduzione annuale dovrebbe raggiungere il 10% all’anno.

Tuttavia, l’Oms non manca di sottolineare che, nonostante il rallentamento verso l’obiettivo del 2025, la regione africana ha compiuto progressi negli ultimi anni. Oms precisa per esempio che i decessi per Tbc nella regione sono diminuiti del 26% tra il 2015 e il 2021, e i Paesi ad alto carico di Tbc hanno superato gli obiettivi iniziali di riduzione dei casi.

L’Oms ricorda che accelerare i progressi nell’eliminazione della Tbc è fondamentale. Quest’anno la Giornata mondiale della tubercolosi si celebra infatti con il tema “Yes, we can end Tbc” (Sì, possiamo eliminare la tubercolosi) per stimolare l’azione nazionale a rafforzare la prevenzione e il controllo della tubercolosi.

“I Paesi africani hanno compiuto notevoli progressi contro la Tbc. La questione non è più se possiamo porre fine alla tubercolosi, ma quanto velocemente dobbiamo agire per ridurre il carico della malattia, salvare vite umane e mantenere un forte slancio verso un mondo libero dalla tubercolosi”, ha dichiarato la dottoressa Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’Oms per l’Africa. “Senza un forte impegno congiunto, questa malattia prevenibile e curabile rimarrà una grave minaccia per la salute pubblica con impatti costosi per gli individui e le società”, ha aggiunto.

La Strategia per la fine della tubercolosi fissa anche gli obiettivi per il 2030 di ridurre i decessi per tubercolosi del 90% e i casi dell’80%, per i quali è necessario accelerare i progressi di riduzione annuale al 17%, e ulteriori riduzioni per realizzare la visione del 2035 di un mondo libero dalla tubercolosi.

I Paesi africani hanno aumentato l’adozione di nuovi strumenti e linee guida raccomandati dall’Oms, con un conseguente accesso precoce alla prevenzione e alle cure per la Tbc e risultati migliori. La percentuale di persone a cui è stata diagnosticata la tubercolosi e che sono state inizialmente sottoposte a un test di diagnosi rapida, ad esempio, è aumentata dal 34% nel 2020 al 43% nel 2021.

Tuttavia, persistono importanti ostacoli all’eliminazione della tubercolosi. Tra questi, l’accesso limitato ai servizi sanitari, l’inadeguatezza delle infrastrutture sanitarie, la qualità insufficiente delle cure, l’inadeguatezza delle risorse umane e finanziarie per la salute e l’inadeguatezza della protezione sociale.

L’Oms sottolinea inoltre che l’Africa registra ancora un divario significativo tra il numero stimato di casi di Tbc e quelli diagnosticati. Nel 2021, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati, si stima che il 40% dei casi non sia stato segnalato o diagnosticato. La regione rappresenta inoltre il 23% del carico stimato di Tbc a livello mondiale e oltre il 33% dei decessi per tubercolosi a livello globale.

A settembre, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si terrà una riunione di alto livello sulla tubercolosi che riunirà i capi di Stato per contribuire a intensificare l’azione e accelerare gli sforzi di controllo della tubercolosi.

“Gli sforzi per il controllo della Tbc richiedono un’azione concertata da parte di tutti: comunità, governi, settore privato e partner internazionali. La nostra regione soffre ancora di un numero inaccettabile di casi di tubercolosi. Senza un robusto impegno congiunto, questa malattia prevenibile e curabile rimarrà una grave minaccia per la salute pubblica, con impatti costosi per gli individui e le società”, ha dichiarato Moeti.

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