Le donne del Sudafrica imparano a sparare

di claudia
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Per contrastare il crescente tasso di femminicidi e violenze, la campagna Girls on Fire insegna alle sudafricane a impugnare un’arma. Un femminicidio ogni tre ore, uno stupro ogni sette minuti: le donne in Sudafrica sono il principale bersaglio di violenze terrificanti, con tassi di criminalità tra i più alti al mondo. A migliaia frequentano corsi gratuiti per imparare a maneggiare la pistola e a difendersi da sé

di Claire Doyen / Afp – foto di Marco Longari / Afp

È la prima volta che Ntando Mthembu impugna un revolver. Senza esitare scarica dieci colpi su un bersaglio di cartone. «Lo scorso novembre mia cugina è stata stuprata e poi uccisa da un gruppo di criminali. Prima che tocchi a me voglio essere preparata».

Ci troviamo nel poligono di Midrand, sobborgo di Johannesburg, a una lezione di tiro riservata alle donne. L’iniziativa fa parte della campagna Girls on Fire promossa dal 2015 dalla Gun Owners of South Africa (Gosa), ente nazionale che rappresenta i proprietari di armi da fuoco, che ha l’obiettivo di fornire gratuitamente opportunità di difesa alle persone più esposte a crimini odiosi e spesso impuniti.

Il Sudafrica è tra i Paesi più pericolosi della Terra, specie per le donne. Ogni tre ore, un femminicidio: un tasso cinque volte superiore alla media mondiale. La polizia riceve 110 accuse di stupro al giorno, ma il fenomeno ha proporzioni ben più allarmanti, considerato che i casi denunciati sono meno della metà. Malgrado gli sforzi delle autorità, i numeri di omicidi (22.325 registrati lo scorso anno) e di aggressioni alle donne (53.293 quelle certificate) sono in costante aumento.

«Siamo i principali bersagli della violenza dilagante», dice Matsie Noge, un’altra partecipante al corso, dove ha voluto portare anche la figlia ventiquattrenne. «Avrei dovuto farlo molto prima, quando aveva quindici anni», sospira la donna ricordando un altro dato drammatico: nel 45% dei casi denunciati, le vittime sono minorenni. Migliaia di ragazzine vengono abusate tra le mura domestiche e quasi sempre conoscono gli autori delle violenze. «I nostri corsi sono rivolti principalmente a donne nere, le più colpite da abusi e sevizie», spiega Themba Kubheka, insegnante di tiro della Gosa. «Ogni partecipante è stata vittima di tentativi di aggressione o conosce amiche o familiari che sono state violentate o derubate. È essenziale fornire alle donne la possibilità di difendersi da sé in situazione di pericolo. Senza aspettare aiuti, devono saper reagire prima», dice l’istruttrice, ricordando che la polizia, quando avvisata di un’aggressione, impiega in media 15 minuti per intervenire. Secondo Gun Free SA, un gruppo che si batte per il controllo degli armamenti, i terrificanti livelli di violenza sono da imputare alla diffusione abnorme di armi da fuoco: «Sono detenuti legalmente da cittadini quattro milioni e mezzo di pistole e fucili. Ma altrettanti sono in circolazione nel mercato nero. E ogni anno vengono denunciati quasi diecimila casi di furto e smarrimento di armi».

La Gun Owners of South Africa è d’accordo per un controllo più efficace. «Lo scorso anno», si legge sul loro sito, «abbiamo destinato più di un milione di rand a spese legali per ottenere l’inibizione perpetua all’uso delle armi nei confronti di cittadini che per vari motivi non avevano potuto rinnovare la licenza. Siamo impegnati nell’uso responsabile e consapevole delle armi, le quali devono essere anzitutto mezzi di difesa e di dissuasione».

Sparati tre colpi, Nthabieng Phele, 32 anni, appoggia il revolver sul cavalletto. Le tremano le mani, suda, è visibilmente scossa. «Tenere tra le mani una pistola mi ha ricordato una situazione terribile in cui avrei voluto averne una». Nove anni fa è stata violentata nella sua camera da letto da un vicino entrato dalla finestra. Non ha presentato denuncia né ha ricevuto alcun supporto. I genitori le hanno intimato di mantenere il silenzio «per non far ricadere la vergogna sulla famiglia». Quando Phele ha trovato il coraggio di confidarsi con un amico, questi l’ha violentata a sua volta. «C’è una nuvola oscura e pesante che offusca la Nazione Arcobaleno», spiega, descrivendo il Sudafrica come uno dei posti più pericolosi al mondo per una donna. Oggi Phele vive con un fidanzato a cui ha raccontato il suo passato. Insieme hanno deciso di installare in casa una cassaforte per riporvi una pistola. La comprerà non appena avrà imparato a far fuoco.

Questo articolo è uscito sul numero 1/2022 della Rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop

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