La pace dell’acqua, il caso del fiume Senegal

di claudia
fiume senegal

“No alle guerre dell’acqua, sì alla pace dei fiumi”. Questo messaggio, trasmesso in apertura dei lavori del nono Forum mondiale sull’acqua, dal presidente del Consiglio mondiale dell’acqua, Loic Fauchon, è stato un po’ il fil rouge seguito in una serie di panel e discussioni di un evento che per la prima volta si è tenuto in Africa subsahariana. E l’Africa è stata certamente protagonista mettendo in mostra anche le sue storie di successo nella gestione di bacini idrici importanti che toccano più Paesi e che proprio per questo motivo richiedono forme di cooperazione allargate.

Una di queste storie è legata all’Organizzazione per la messa in valore del fiume Senegal (Omvs), creata nel 1972 a Nouakchott, che riunisce quattro paesi: Guinea, Mali, Mauritania e Senegal. “La forza di questa cooperazione – spiega a InfoAfrica Amadou Lamine Ndiaye, direttore dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile all’interno di Omvs – è quella di aver trasformato il fiume Senegal e un’area di circa 300 mila chilometri quadrati corrispondenti al bacino idrografico del fiume in un bene comune di questi quattro Paesi. Ciò significa che le infrastrutture, come per esempio le dighe, che ricadono in questo ambito territoriale non sono di quel Paese che le ospita ma sono di tutti i Paesi aderenti all’Omvs. Di volta in volta, secondo precisi criteri, si stabiliscono quindi le quote di acqua, energia prodotta, pescato che spettano a ciascuno”. Una esperienza che è stata premiata in apertura del Forum con il Premio Hassan II per l’acqua e che ha fatto da apripista ad altre esperienze simili.

“In una regione come il Sahel che soffre di siccità e aridità gestire le acque dei fiumi in maniera consapevole, sostenibile e coordinata è di fondamentale importanza per i paesi rivieraschi e per le comunità che poi vivono lungo il fiume” prosegue Ndiaye.

Negli anni Omvs ha spinto il suo lavoro lungo alcune direttrici che hanno consentito la realizzazione di opere per regolare il corso dell’acqua ed evitare quindi le esondazioni. Sono stati realizzati diversi sbarramenti per la produzione di energia elettrica e si sono fatti lavori per la trasmissione dell’energia prodotta. Sono state realizzate centrali per la fornitura di elettricità nelle aree rurali. Sono stati messi a punto meccanismi di governance che oggi vengono presi a modelli da organizzazioni simili sorte per la gestione di altri bacini.

“Un approccio inclusivo e condiviso – conclude Ndiaye – che ha consentito uno sviluppo regionale legato all’uso delle acque del Senegal e che ha da sempre evitato situazioni di conflitto nella consapevolezza che l’acqua è appunto un bene comune delle comunità di quest’area”. 

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