La foresta del bacino del Congo trattiene più Co2 di tutte

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Il valore del carbonio trattenuto dalla foresta del bacino del Congo è di 30 miliardi di dollari all’anno. Lo rivela un rapporto pubblicato dal think tank indipendente Center for global development. Questo significa che la foresta del bacino del Congo è il più importante serbatoio di carbonio tropicale e trattiene più Co2 di Amazzonia e foresta del Sudest asiatico messe insieme: il valore del carbonio assorbito dalla foresta del bacino del Congo avrebbe potuto raggiungere i 55 miliardi di dollari l’anno, se questo particolare ecosistema non fosse stato duramente colpito dalla deforestazione. Tale importo equivale al 36% del Pil dei sei paesi su cui si estende la foresta.

La foresta del bacino del Congo, che si estende su una superficie complessiva di 298 milioni di ettari distribuiti su sei paesi (Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo) assorbe circa 600 megatonnellate di Co2 ogni anno. 1 megatonnellata equivale a 1 milione di tonnellate e il valore sociale del carbonio è stato stimato a 50 dollari per tonnellata nel 2020 dal gruppo di lavoro Interagenzia statunitense sul costo sociale dei gas serra. Il cuore verde dell’Africa assorbe 1,1 gigatonnellate di carbonioall’anno e rilascia solo 530 megatonnellate, trattenendo così circa 600 megatonnellate di Co2 l’anno.

Lo scorso luglio la Commissione forestale dell’Africa centrale (Comifac), che sovrintende alla politica forestale nella regione, aveva reso noto che la maggior parte dei finanziamenti disponibili per la tutela delle foreste viene catturata dall’Amazzonia ma secondo l’Associazione tecnica internazionale del legname tropicale (Atibt), oggi “è la foresta del bacino del Congo a essere il primo polmone del mondo”. Il rapporto di Center for global development conferma questa posizione. Il rapporto del think tank, intitolato “Quanto dovrebbe pagare il mondo per la rimozione del carbonio nella foresta del Congo?”, precisa che la stima di 30 miliardi di dollari è stata ottenuta moltiplicando la quantità di carbonio sequestrata da questa enorme foresta tropicale per il valore sociale del carbonio (nozione che designa tutti i potenziali benefici sociali, economici e ambientali che non emissione di carbonio nell’atmosfera).

Secondo diverse Ong ambientali i fondi vengono solitamente catturati dalle organizzazioni stesse, per studi e progetti: gli 1,7 miliardi di dollari promessi dai donatori alla Cop26 di Glasgow tuttavia, secondo Joseph Itogwa, coordinatore della Rete delle popolazioni indigene e locali per la gestione sostenibile degli ecosistemi forestali in Africa centrale (Repaleac), l’efficacia dei fondi sarebbe maggiore se fossero assegnati direttamente alle popolazioni indigene, al fine di garantire lo sfruttamento sostenibile e la tutela delle foreste.

Gli importi mobilitati dal settore privato per la conservazione delle foreste su scala globale sono stati di 100 milioni di dollari all’anno tra il 2012 e il 2020. Solo un terzo di questo importo è stato destinato al continente africano. L’elevato valore netto del carbonio sequestrato dalla foresta del bacino del Congo contrasta con i livelli di finanziamento mobilitati per salvare questo polmone verde del pianeta sempre più minacciato. Il livello medio di finanziamento per la protezione di tutte le foreste africane nel quadro dell’assistenza ufficiale allo sviluppo si è attestato a 170 milioni di dollari all’anno nel decennio 2011-2020. Questo livello è più di 150 volte inferiore al valore del carbonio catturato dalla foresta del bacino del Congo.

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