In Zimbabwe manca il personale sanitario

di claudia
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di Claudia Volonterio

Un’emorragia di medici, infermieri e personale sanitario sta lasciando lo Zimbabwe ad una velocità sempre più preoccupante. A lanciare l’allarme è un’inchiesta pubblicata sul sito olandese Zam Magazine, il quale descrive una situazione che coinvolge ben 2.200 professionisti costretti a lasciare il Paese nel 2021, di cui 900 sono infermieri. Il doppio dei dati del 2020 e il triplo di quelli del 2019. Alla base di questa “fuga” ci sono salari bassi, inflazione e attrezzature mediche fatiscenti, che non permettono di svolgere in maniera consona il proprio lavoro.

Il fenomeno interessa un Paese che dopo l’indipendenza, raggiunta nel 1980, aveva conquistato una sanità il più accessibile possibile per tutti, addirittura gratuita per coloro che vivono con guadagni inferiori a un minimo. A questo si era aggiunto un miglioramento delle strutture sanitarie distrutte durante la guerra e l’introduzione di profilassi sanitarie obbligatorie per l’immunizzazione dei bambini e delle donne incinte. Grandi passi avanti in un Paese che, si legge sull’inchiesta: “prima dell’indipendenza, aveva quasi dieci volte più medici per la sua popolazione bianca (circa uno ogni 830) che per i cittadini neri (uno ogni 8000)”. Con l’indipendenza le cose cambiarono e qualsiasi cittadino poteva avere accesso a qualunque clinica del Paese.

Quarant’anni dopo la situazione è cambiata e sul Paese grava una mancanza di personale sanitario che nuoce ai pazienti e la dice lunga sul sistema sanitario dello Zimbabwe. “Stiamo perdendo molte vite” – sottolinea un’infermiera – “L’attrezzatura rotta non viene riparata. Anche le piccole macchine per controllare la pressione sanguigna, che sono a buon mercato, scarseggiano”. A peggiorare la situazione ha fatto notizia il caso che ha coinvolto la NatPharm, impresa statale incaricata di procurare e distribuire medicinali e forniture mediche alle istituzioni sanitarie pubbliche, la quale ha visto i suoi direttori licenziati per una truffa che coinvolge l’approvvigionamento di medicinali e attrezzature COVID-19.

Dove vanno i medici e gli infermieri che lasciano il Paese? Secondo i dati raccolti dal giornale olandese, la maggioranza si recherebbe nel Regno Unito, dove il governo recluta sistematicamente personale anglofono proveniente dallo Zimbabwe, ma non solo. Le competenze del personale sanitario del Paese sono ormai sempre più richieste all’estero. Una fuga che di recente il governo ha tentato di contrastare economicamente, senza proporre soluzioni strutturali, rivolgendosi all’Onu per chiedere i risarcimenti a causa dei costi generati da un personale formato nel Paese e che poi è stato assunto da nazioni più ricche.

Immagine di DCStudio su Freepik

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