Il Sudafrica espelle i migranti dopo le proteste

di Enrico Casale
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Il Sudafrica ha espulso dal proprio territorio venti rifugiati e richiedenti asilo che avevano partecipato a un sit-in contro la xenofobia. La loro protesta era iniziata fuori dagli uffici dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) a Città del Capo nell’ottobre 2019. Centinaia di persone avevano preso parte alla campagna durata cinque mesi che aveva portato i migranti a occupare anche una chiesa. I migranti, la maggior parte africani, dicevano di non sentirsi al sicuro in Sudafrica a causa degli attacchi xenofobi nelle township e di essere stati trattati male e discriminati. Per questo motivo chiedevano di essere ricollocati (la meta più richiesta era il Canada).

Dal 2008 si sono verificati numerosi focolai di violenza xenofoba contro cittadini stranieri provenienti dal resto del continente. I migranti sono stati presi di mira nelle comunità in cui vivono, accusati di «rubare» posti di lavoro e risorse.

La risposta delle autorità sudafricane è stata dura. Hanno iniziato a espellerli senza rivelare ai media né i nomi né i Paesi di destinazione. In un comunicato, il Dipartimento degli Affari interni ha affermato di aver rispettato i diritti dei migranti e che ognuno è stato sottoposto a «un giusto processo», aggiungendo che «i cittadini stranieri colpiti sono già stati trasferiti al Centro di rimpatrio Lindela prima dell’espulsione».

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