Il colibrì, il coronavirus e l’orlo del fallimento dell’umanità

di claudia

Nel continente solo il 5% della popolazione è vaccinata contro il Covid 19 e il numero di vaccini ricevuti sfiora a malapena i 200 milioni, a fronte di una popolazione di 1,2 miliardi di persone. Anche il programma COVAX è stato messo in coda dai Paesi ricchi che si sono accaparrati scorte su scorte. L’appello di Amref Health Africa che ha identificato cinque azioni essenziali per tentare spegnere un fuoco acceso ormai da quasi due anni e che rischia, nei Paesi a basso e medio reddito, di bruciare per troppi anni ancora.

di Guglielmo Micucci, Direttore Generale Amref Health Africa in Italia

Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Tutti gli animali scapparono e solo un colibrì, uno dei più piccoli uccelli presenti nella foresta, ebbe il coraggio di andare a prendere una sola goccia di acqua con il suo becco per buttarla sul fuoco. Chiaramente non successe niente e quella sola goccia non bastò a spegnere l’incendio. Ma il colibrì non si arrese e riprovò e riprovò ancora. Lo fece con tanta insistenza che rappresentò un esempio per gli altri cuccioli di animali che iniziarono ad aiutarlo. E alla fine anche gli animali adulti, i grandi leoni, le grandi giraffe e i grandi elefanti che all’inizio avevano criticato l’inutilità dell’operato del colibrì, iniziarono ad aiutare e insieme riuscirono a domare quel fuoco.

Il fuoco che divampa

Oggi parliamo di Africa elencando quei miseri numeri relativi ai processi di vaccinazione, ma anche quei numeri bassi in termini di contagi e di decessi. Quando solo il 5% della popolazione è vaccinata contro l’oltre 50% della media europea. Quando il numero di vaccini ricevuti sfiora a malapena i 200 milioni nonostante ci sia un bisogno dieci volte superiore, e un oceano di promesse di invio di vaccini. Quando ci si rende conto che il programma COVAX è stato, a tutti gli effetti ma senza dirlo, messo in coda dopo i Paesi ricchi che si sono accaparrati scorte su scorte. Allora ci si rende conto, che l’uomo ancora una volta sta fallendo. E dobbiamo dirlo con forza. Lo facciamo come Amref, ma lo fanno anche tante altre organizzazioni, come quelle di Link2007, su tutti quegli spazi che si riescono ad ottenere in tv, sui giornali, sui social.

Ma non basta più elencare i numeri. Bisogna aggiungere a quelle cifre, il dolore e la rabbia per una evidente ingiustizia sociale che dovrebbe farci vergognare come in passato ci hanno fatto vergognare altre ingiustizie a livello globale. La vergogna e la sete di giustizia dovrebbero muoverci.

Un ragionamento molto simile dovrebbe essere fatto per i numeri dei decessi e dei contagi. L’Africa non arriva a 9 milioni di contagi e supera di poco i 200mila morti. Nella sola Italia sono stati oltre 130mila i decessi per Covid. In Africa vivono 1,2 miliardi di persone, in Italia 60 milioni, solo per avere un’idea delle dimensioni. Messi così i numeri africani, confrontati con quelli europei, dovrebbero non allarmarci.

L’allarme però, a nostro avviso, viene dal fatto che in Africa sia quasi impossibile riuscire a monitorare la diffusione del coronavirus. Ricordiamo che il Covid19, nei casi più gravi, colpisce i polmoni e crea difficoltà respiratorie. Aggiungiamo che tra le principali cause di morte al mondo, quindi anche in Africa, ci sono polmoniti e malattie respiratorie. Indagare seguendo queste morti sarebbe importante.

Intanto però indagare non si può, perché non c’è una capacità dei sistemi sanitari di far fronte alla prevenzione, monitoraggio, e conseguente valutazione dei casi di potenziale contagio e potenziale decesso. Questo ci dovrebbe far tornare alla mente quando nell’estate del 2020 in Italia, si parlava di una proporzione reale di uno a dieci tra contagiati certificati e reali. Proprio qualche giorno fa la Direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Salute per la Regione dell’Africa ha dichiarato che “le nostre analisi indicano che solo un caso su sette viene testato” nel continente. Ciò comporta che In Africa la distanza tra i dati certificati – circa 9 milioni – e quella dei dati reali (secondo tale stima) possa essere superiore di 50 milioni di casi.

Allora cosa possiamo fare? Noi abbiamo identificato 5 azioni essenziali da fare immediatamente.

Stop con l’accumulo dei vaccini

I Paesi ricchi non devono più accumulare scorte di vaccini, ma insieme alle industrie farmaceutiche dare la priorità e accelerare gli impegni presi nei confronti di COVAX e dell’African Vaccine Acquisition Task Team (AVATT) dando a questi meccanismi la possibilità di andare avanti nelle consegne.

Condividere di più e più velocemente

Alcuni Paesi hanno iniziato a condividere i vaccini, ma questo deve essere aumentato e accelerato. L’OMS ha proposto di raggiungere almeno il 40% entro la fine dell’anno e il 70% entro la metà del prossimo anno. Questi obiettivi sono assolutamente realizzabili se i leader lavoreranno per raggiungere coloro che sono attualmente non vaccinati.

Rafforzare i meccanismi internazionali esistenti

Prima di creare nuovi strumenti, dobbiamo rafforzare quelli che abbiamo. I governi africani devono rispettare gli impegni presi e supportare l’Organizzazione mondiale della sanità nel rafforzamento degli strumenti di preparazione e contrasto alla pandemia e devono fare lo stesso con i meccanismi regionali e globali esistenti.

Mettere al centro gli individui e le comunità

I governi africani devono investire in sistemi sanitari che mettono al centro le persone. Questo significa sviluppare piani sanitari nazionali realistici e specifici focalizzati sulle comunità e sugli individui, sui loro bisogni e sulle loro preoccupazioni. Dobbiamo potenziare la sanità pubblica, in particolare gli istituti nazionali di sanità pubblica.

Costruire le condizioni industriali per garantire il trasporto sicuro dei vaccini

I governi africani, attraverso l’Unione Africana, devono impegnarsi nel finanziare hub industriali per la Regione e intervenire sui mercati per garantire che l’offerta corrisponda alla domanda. E questo dovrebbe essere accompagnato da un rilascio delle licenze dalle imprese americane ed europee che ora hanno i brevetti come più volte richiesto all’Organizzazione Mondiale del Commercio da LINK2007 e dal C20.

Istanze impossibili? No. Sicuramente complesse. Forse in parte politicamente scomode. Ma non possiamo esimerci dal tentare di spegnere quell’incendio che divampa. Possiamo essere quel colibrì e continuare a chiedere a gran voce agli elefanti, i potenti della foresta, di non restare impantanati. Perché l’unico modo che abbiamo per salvarci è salvarci tutti insieme. Solo così potremo spegnere quel fuoco acceso ormai da quasi due anni e che rischia, nei Paesi a basso e medio reddito, di bruciare per molti, troppi, anni ancora.

(Guglielmo Micucci, Direttore Generale Amref Health Africa in Italia)

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