Il bambù può salvare le foreste dell’Uganda?

di claudia
bambù

Una coltura resistente, una possibile alternativa per salvare le risorse naturali in diminuzione: parliamo del bambù, una pianta legnosa originaria dell’Asia, che cresce spontaneamente in alcune zone dell’Africa. In Uganda il governo sta puntando sulla sua produzione, in grande aumento, sfruttando il suo potenziale creativo e produttivo (si possono produrre diversi oggetti, dai mobili agli stuzzicadenti), a quello più verde che fa bene al pianeta.

La coltivazione del bambù è, negli ultimi tempi, fortemente aumentata in Uganda. Il governo sta infatti caldeggiando la sua coltura, in quanto pianta resistente, e dalla crescita rapida. Bruciare il bambù invece dell’eucalipto, pianta tra le più usate, può infatti essere una valida alternativa per salvare le foreste, continuando a produrre carburante per le comunità locali, spiega Africanews. La pressione delle risorse naturali così calerebbe.

Il bambù è una pianta resistente che può crescere quasi ovunque. La sua versatilità la rende un vero e proprio tesoro: sedie, penne con la punta del bambù, coppe, trofei, sculture, mobili, stuzzicadenti: sono solo alcuni degli oggetti che si possono realizzare con questo materiale che si ricava dalle canne che crescono e ricrescono con facilità.

A differenza dell’eucalipto, non esiste una stagione del bambù, che prospera anche nei terreni più poveri e aridi. Nel Paese l’azienda agricola Kitara Farm, ad esempio, ha cambiato in toto la sua produzione, smettendo di piantare nuovi lotti di eucalipto puntando tutto sul bambù. Ora la sua superficie si sta espandendo. Ma, ricorda la medesima fonte, ancora si tratta di una coltivazione ristretta in rapporto alle sue potenzialità.

Un segnale positivo in questa direzione è la possibilità che le banche ugandesi offrono, ovvero quello di fornire dei presiti per la creazione di un “capitale” di acri coltivati. Un’iniziativa a cui dovrebbero seguirne altre, per poter arrivare a obiettivi di riforestazione.

Il governo ugandese ha stabilito una politica decennale che prevede la piantumazione di 300.000 ettari (circa 1.100 miglia quadrate) di bambù, la maggior parte dei quali su terreni privati, entro il 2029

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