Guinea Equatoriale: elezioni presidenziali, l’inizio della repressione

di claudia
Teodorin e Teodoro Obiang

Il 20 novembre si terrà un vero e proprio election day in Guinea Equatoriale, dove i cittadini voteranno per eleggere il nuovo Parlamento, gli enti locali e il Presidente. Le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 2023, sono state anticipate di qualche mese, con un annuncio dato i primi di settembre dalla vicepresidenza della Repubblica, che non specificò la data in cui si sarebbero tenute.

“Le elezioni presidenziali, Camera dei deputati, Senato e comunali sono indette per il 20 novembre 2022”, si apprende da un decreto del capo dello Stato letto al telegiornale della televisione pubblica. Teodoro Obiang detiene il record mondiale di longevità al potere dei capi di Stato ancora in vita, escluse le monarchie, con 43 anni di guida ininterrotta del Paese africano. Alle prossime elezioni tuttavia potrebbe decidere di passare il testimone al figlio Teodorin Nguema Obiang, attualmente vicepresidente facente funzioni di presidente e ministro della difesa.

L’annuncio della data delle elezioni è stato seguito, poche ore dopo, dalle prime attività repressive da campagna elettorale: almeno sei persone sono state arrestate perché accusate di aver progettato attacchi nell’ambito di una cospirazione contro le autorità orchestrata dalla Coalizione dei Leader dell’opposizione illegale della Guinea Equatoriale (Coalipge). “Un gruppo di venti individui stava per far saltare in aria contemporaneamente quattro distributori di benzina, due in ciascuna delle principali città del Paese. Stavano anche per attaccare a sangue freddo i membri del governo nelle loro residenze” si apprende sul portale di notizie ufficiale del Paese. Questo piano, che prevedeva anche incendi nelle ambasciate, avrebbe dovuto essere attuato il 29 settembre, secondo Nicolas Obama Nchama, il ministro responsabile della sicurezza.

I primi quattro arresti sono avvenuti lunedì scorso, mostrati dalla tv di stato Tvge, mentre altre due sono state arrestate mercoledì. Il sostituto procuratore Anatalio Nzang Nguema ha dichiarato che “le persone coinvolte in questo caso saranno perseguite per attacco all’autorità e per atti di terrorismo”.

Tra gli indagati vi sono Gabriel Nse Obiang Obono, tra i leader dell’opposizione e a capo del partito Citizens for Innovation, sciolto nel 2018, e Ricardo Mangue Obama Nfubea, che è stato poi rilasciato. “Il regime vuole forzare una situazione turbolenta, una situazione di instabilità per estinguere tutte le inclinazioni dell’opposizione al fine di consolidare le aspirazioni presidenziali di Teodoro Nguema Obiang”, ha dichiarato Joaquin Elo Ayeto, coordinatore di una Ong per la difesa dei diritti umani, Somos+: “Chiediamo la fine degli arresti illegali e delle molestie ai cittadini da parte delle forze dell’ordine. Questi atti costituiscono terrorismo di stato, poiché il loro unico scopo è aumentare l’incertezza e la paura tra i cittadini”.

Mentre il Parlamento guineano aboliva la pena di morte ricevendo elogi da tutto il mondo, dalle Nazioni Unite ai governi e fino a Ong come Amnesty International, le autorità di pubblica sicurezza avviavano l’operazione antiterrorismo denunciata dall’opposizione come “terrorismo di stato”, arrestandone esponenti ed attivisti. In tal senso, sembra proprio che l’abolizione della pena di morte sia stato l’ennesimo tentativo del governo di Malabo di distogliere l’attenzione dalla realtà effettiva che vive la popolazione del Paese.

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