Guai con gli animali

di claudia
elefanti

Il safari e l’osservazione della fauna selvatica in Africa australe sono tra le attività più diffuse tra i turisti che si recano nel continente. Ma tali esperienze sono sicure o espongono a grossi rischi? Sul web circolano parecchi video che immortalano episodi di persone nei guai con animali selvatici. In situazioni del genere di chi è la responsabilità?

di Gianni Bauce

Un elefante che si avventa su un fuoristrada scoperto carico di turisti e lo sventra con le zanne, costringendo la guida a scendere col fucile spianato. Un rinoceronte bianco che carica un mezzo da safari e lo insegue per chilometri. Un altro elefante si “appoggia” sul tetto di una Golf nel parco nazionale Kruger, modificando la sagoma dell’automezzo e l’umore degli occupanti. Due leoni attaccano un automezzo e ne dilaniano i copertoni. Questi sono soltanto alcuni dei video che circolano sul web, ritraenti episodi di persone (in genere turisti od operatori turistici) nei guai con animali selvatici. Ma perché queste cose accadono? L’esperienza del safari è sicura o espone a grossi rischi? Quando episodi come questi accadono, di chi è la colpa?

Per comprendere come accadano gli incidenti tra turisti e fauna selvatica, è necessario ricordare che gli animali sono soggetti a stress, paure, irritazione esattamente come gli uomini e tutto ciò che turba la loro vita quotidiana può essere percepito come una minaccia. Provate ad immaginare se, durante una tranquilla grigliata domenicale con la vostra famiglia, un gruppo di sconosciuti armati di macchine fotografiche, entrasse nel vostro giardino, schiamazzando e scattandovi fotografie. E’ molto probabile che dopo le prime invettive inizierebbero a volare oggetti in direzione degli intrusi.

Questo è esattamente ciò che la maggior parte degli animali mette in atto quando viene disturbata. A coloro che non hanno la mole o armi sufficienti per scoraggiare i rivali non resta che fuggire, ma chi è meglio equipaggiato, può anche aggredire.

Per spiegare in maniera più scientifica questo concetto, in etologia si utilizza la definizione di “zona di confort”, ovvero l’area circostante l’animale al di fuori della quale, qualsiasi intruso non desta preoccupazione. Uscendo dall’area di confort ed invadendo lo spazio “privato” dell’animale (zone psicologiche), si inducono in quest’ultimo reazioni proporzionali al livello di invasione del suo spazio: più si penetra nel suo spazio privato, più la reazione dell’animale aumenta di intensità. La zona di confort  ed i vari livelli di spazio privato vengono spesso rappresentati in modo semplificato, da cerchi concentrici al cui centro si trova l’animale e che delimitano le varie zone psicologiche di quest’ultimo. Tuttavia, questa rappresentazione è estremamente semplificata, perché i confini di ciascuna zona psicologica non sono regolari e non sono nemmeno stabili nel tempo. Essi dipendono da innumerevoli fattori, quali la conformazione del terreno, la specie avvicinata e la specie che invade la zona, la posizione gerarchica dell’animale, le sue condizioni fisiche o di salute, ma dipendono anche dall’ora del giorno, dalla direzione del vento e dalle condizioni di luce, nonché dall’attività che l’animale sta svolgendo. Infine, assolutamente da non sottovalutare è il carattere di ciascun individuo: ogni animale ha un suo carattere, esattamente come noi uomini ed esistono individui più irascibile ed individui più tolleranti.

Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente come, per avvicinare un animale sia importante possedere una profonda conoscenza non solo della specie in questione, ma anche delle caratteristiche peculiari di quella particolare popolazione e di ciascun individuo stesso.

Molti di questi incidenti si verificano con turisti inesperti, ma la maggior parte si verifica con turisti inesperti che si ritengono esperti. In genere, infatti, il visitatore dei parchi africani alle prime armi, si mantiene a distanza da qualsiasi animale per un innato timore naturale. Molti self driver che frequentano l’Africa regolarmente, invece, ritenendosi “esperti”, sono propensi ad osare di più, senza tuttavia possedere la professionalità necessaria per affrontare in sicurezza l’incontro con un animale pericoloso.

Interagire con animali pericolosi come gli elefanti (che possono ribaltare e schiacciare un veicolo di grandi dimensioni come se fosse una scatola di cartone) è un’attività rischiosa e delicata e non basta trascorrere un paio di settimane all’anno aggirandosi nei parchi per essere in grado di affrontare in sicurezza e senza arrecare disturbo all’animale; occorre essere professionisti. Per questo in Africa Australe le autorità richiedono che la conduzione dei safari sia operata da professionisti qualificati (guide di safari), autorizzati da ciascun Governo, in accordo con lo standard nazionale, che in genere prevede il superamento di esami severi e lunghi periodi di tirocinio sul campo (nelle boscaglia, ovviamente, e non su internet o dall’altro capo del mondo).

Nonostante ciò, incidenti si possono verificare anche in compagnia di guide professioniste: non c’è mai la certezza, infatti, che tutto possa andare per il verso giusto quando si avvicina un animale pericoloso ed il miglior modo per evitare guai è prevenirli, usando la prudenza. Tuttavia, una guida può essere tentata ad osare un po’ di più per compiacere i propri clienti ed ottenere una lauta mancia, così può capitare che la prudenza scivoli in secondo piano e che l’incidente accada comunque. Ecco perché chi addestra le guide enfatizza sempre che “a safari guide is not a brave man” (“una guida di safari non è un ardito”), per sottolineare che osare troppo, quando si ha la responsabilità di altre persone, non porta mai buoni risultati. Eppure, il fattore denaro resta rilevante e, soprattutto dove la crisi economica affligge la società, l’etica spesso lascia il posto all’avidità: le guide non redarguiscono i clienti chiassosi e indisciplinati per paura che questi non elargiscano loro la mancia ed il risultato si traduce in una maggior irritazione degli animali avvicinati.

Esemplari di rinoceronte bianco

Il concetto che la reazione di un animale alla vicinanza di un essere umano (così come di qualsiasi altro animale) dipenda anche da fattori ciclici, quali l’ora del giorno e le condizioni di luce (giorno o notte) o la stagione, non ha mai trovato maggiore espressione che nei tempi recenti. Il carattere di un animale, infatti, non solo può mutare in base a cicli ripetitivi (come il giorno e la notte), ma può essere influenzato anche da eventi eccezionali, come il cambiamento climatico. L’inaridimento di certe aree induce migrazioni che, a loro volta, inducono conflitti tra le popolazioni animali e quella umana. Nel 2019, per esempio, la grande siccità protrattasi fino alla fine dell’anno, causò la migrazione di un numero enorme di elefanti dal Botswana verso lo Zimbabwe, nel quale si trovava ancora acqua, e gli elefanti, provati dal lungo viaggio e dalla sete, erano spesso più aggressivi.

La riduzione dell’habitat, altrettanto, incide sui rapporti tra l’uomo e la fauna selvatica: mano a mano che viene sottratto territorio a quest’ultima (insediamenti umani, aree coltivate), vengono alterati I naturali rapporti tra le specie: la fauna perde risorse, ma ne trova altre nelle coltivazioni o negli animali domestici e si fa più audace, aumentando il rischio di conflitto.

Un episodio esemplare di come le azioni dell’uomo influenzino il comportamento animale e possano ritorcersi contro l’umanità stessa, è accaduto recentemente a Victoria Falls, in Zimbabwe, dove un elefante ha ucciso un operatore antibracconaggio di lunga esperienza. L’episodio, avvenuto nello Zambezi national park, ha destato da subito sconcerto a causa dell’insolita dinamica: l’elefante, infatti, ha caricato la piccola pattuglia da una distanza di circa 100 metri (una grande distanza), accanendosi poi sullo sventurato scout. L’elefante è stato successivamente abbattuto e dall’autopsia è risultato che il suo intestino era pieno di sacchetti di plastica. La presenza dei sacchetti provocava probabilmente intollerabili disturbi all’animale che di conseguenza era divenuto insolitamente irascibile ed aggressivo. I sacchetti erano stati ingeriti, con tutta probabilità, razziando la discarica di Victoria Falls, attorno alla quale la recinzione è stata abbattuta in alcuni punti e mai riparata, consentendo agli elefanti di entrare e nutrirsi, con il serio rischio di ingerire materiali non commestibili e nocivi.

La stessa pandemia di COVID-19, attraverso il bando del turismo, ha provocato gravi sconvolgimenti nell’equilibrio dei rapporti uomo/animale. Le comunità che un tempo si sostentavano grazie alle attività turistiche ed il loro indotto, oggi sono ridotte alla fame dall’assenza di turismo e rivolgono le loro attenzioni alla selvaggina per potersi sostentare. Ciò, oltre ad aumentare il bracconaggio di sussistenza, genera episodi che aumentano la tensione e deteriorano I rapporti tra fauna selvatica e comunità. Un esempio illuminante è l’abbattimento di un elefante avvenuto nel villaggio di Shurugwi, nel centro dello Zimbabwe, da parte della comunità per la carne del grosso animale. Shurugwi si trova lungo una rotta migratoria millenaria degli elefanti e negli anni, uomini e pachidermi hanno mantenuto un rapporto sostenibile. L’uccisione dell’elefante, membro di un branco che presto o tardi tornerà a ripercorrere quella via, ha certamente determinato una condizione di paura tra i pachidermi ed un conseguente aumento di aggressività nei confronti dell’uomo. Con queste condizioni, prima o poi si verificherà l’incidente fatale che era stato evitato per secoli.

Insomma, il safari e l’osservazione della fauna selvatica in Africa australe, restano attività relativamente sicure se condotte sotto la guida di personale qualificato ed esperto, non certo più rischiose di un’escursione in montagna o una regata in barca a vela. Per contro, il self-driving, oltre a costituire un rischio per i praticanti non sufficientemente esperti, rappresenta anche un significativo disturbo per la fauna selvatica, perché la mancanza di adeguate conoscenze, induce i self-driver a comportamenti non adeguati, seppur condotti in buona fede.

Del resto, anche un’escursione in montagna condotta senza adeguata esperienza può risultare fatale, ecco perché i veri amanti della natura si affidano agli esperti per mantenere sostenibile il loro impatto, anche a costo di rinunciare ad un pizzico di avventura.

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