Gibuti, la scontata rielezione di Guelleh

di Enrico Casale

manifesto pro guellehVenerdì 8 aprile, Ismail Omar Guelleh è stato rieletto per la quarta volta Presidente di Gibuti. Una vittoria quasi scontata per un uomo che domina la scena politica da 17 anni, ma frutto anche di un’opposizione che non ha saputo compattarsi e presentare un candidato forte da opporre al Presidentissimo.

La rielezione di Guelleh può anche essere letta in chiave geopolitica. Gibuti è un piccolo Paese, grande quanto la Lombardia, ma ha un grandissimo valore militare-strategico. Posto sullo Stretto di Aden, controlla l’accesso, a Nord, al Mar Rosso (e quindi al Canale di Suez) e, a Sud, all’Oceano indiano. Quindi di fatto preside una delle rotte commerciali più importanti del mondo, quella che collega l’Europa all’Asia. Ed è proprio per questo che le potenze occidentali (Francia, ex colonizzatore, Stati Uniti, Italia) e orientali (Cina, Giappone) prestano e hanno prestato una grande attenzione a Gibuti e alla sua stabilità politica.

Ricambiati da Guelleh che, negli ultimi anni, ne ha approfittato. Il suo è un Paese poverissimo, senza risorse, se non quella della posizione geografica. Così ha iniziato ad affittare porzioni di territorio a Paesi amici. E su questi terreni sono state create basi militari. Oltre a quella francese, operativa dal 1977, anno dell’indipendenza, sono presenti basi navali e militari di Stati Uniti, Giappone, Cina e Italia. Da queste basi sono partite le missioni antipirateria negli anni scorsi. Qui vengono formate le forze armate gibutine e quelle del Governo somalo di transizione. Da qui decollano i droni che controllano la parte meridionale della Penisola araba e tutto il Corno d’Africa.

L’importanza strategica è quindi altissima e non è un caso che le opposizioni abbiano accusato le potenze straniere di aver favorito Guelleh, che garantisce loro la presenza sul territorio, invece di promuovere un autentico processo democratico nel piccolo Paese.

Neocolonialismo? Forse. Intanto Guelleh governerà per il quarto mandato. Poi si vedrà.

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