«Fermare i cambiamenti climatici, o ci saranno altre guerre», premio Goldman

di Celine Camoin

«La lotta ai cambiamenti climatici non è solo una questione ambientale: è una questione di sopravvivenza. Dobbiamo trovare soluzioni, fermare l’impennata del surriscaldamento e delle sue conseguenze. Se non ci riusciremo, dovremo aspettarci altre guerre, tensioni, drammi, spostamenti di popolazioni…». Chibeze Ezekiel, appena insignito del Premio Goldman per l’ambiente, ha una visione ben chiara degli scenari possibili, a cui già stiamo in parte assistendo, se non si faranno passi concreti e rapidi per invertire la tendenza.

In Ghana, dove lo abbiamo raggiunto telefonicamente, Ezekiel lavora con i giovani per sensibilizzare, educare e formare una generazione di cittadini più attenti, consapevoli, capaci di capire e di adottare comportamenti in linea con uno sviluppo più sostenibile e più rispettoso dell’ambiente e della natura. Proprio per questo impegno comunitario, che prende vita nell’Ong da lui fondata, Strategic Youth Network for Development Ghana, l’attivista è stato selezionato per la categoria dedicata all’Africa dalla giuria del Goldman Prize, un riconoscimento dedicato ai leader “di base” in grado di stimolare un cambiamento positivo attraverso la partecipazione dei cittadini alle questioni che li riguardano.

Ma la vittoria più emblematica del suo percorso da difensore dell’ambiente, iniziato nel 2008, è stata quella contro il governo per impedire la realizzazione di una centrale elettrica a carbone. Un impianto da 700 megawatt e un porto dedicato all’importazione del carbone dal Sudafrica, per colmare il deficit di energia di cui soffre il Paese. «La notizia che il governo era interessato a una centrale a carbone, l’abbiamo appresa attraverso la stampa, nel 2013. Ci siamo interessati alla vicenda, consapevoli dell’impatto negativo che una tale struttura avrebbe avuto sull’ambiente, sull’inquinamento, sulla salute delle persone. Ci siamo attivati, andando a parlare con le comunità per esprimere le nostre preoccupazioni e fare un lavoro di sensibilizzazione. Quando nel 2016 il progetto è diventato sempre più concreto, siamo passati al livello delle autorità competenti, forti del consenso dei gruppi comunitari di base», racconta Ezekiel ad Africa che lo ha raggiunto ad Accra. «Non siamo assolutamente contro lo sviluppo, e capiamo che il governo stava cercando di risolvere il problema della carenza di energia con la soluzione più economica, più rapida e che avrebbe generato posti di lavoro, perlomeno temporanei. Ma non possiamo sempre pensare a risolvere i problemi con soluzioni che a termine, creeranno ulteriori problemi».

I cambiamenti climatici, spiega Ezekiel, «non sono solo una sfida legata all’ambiente, ma anche allo sviluppo e influenzano l’agenda verso gli obiettivi di sviluppo del millennio». Una sfida che sta già prendendo la piega di una lotta per l’accaparramento di un bene vitale, come l’acqua, che scarseggia e diventa una ricchezza contesa dai più forti. «Sono all’ordine del giorno tensioni per il controllo della terra tra agricoltori e allevatori. È già successo qui in Ghana, dove pastori fulani hanno invaso terre di contadini, costretti a scappare. È un esempio del tipo di conflitti che dobbiamo a tutti i costi cercare di evitare».

In Ghana, dove si vota oggi per le elezioni generali, il governo uscente, sotto la guida del presidente Nana Akufo Addo, ha definito nel 2015 una strategia per lo sviluppo delle energie rinnovabili, rivisitata nel 2019 da un nuovo masterplan, con l’impegno a includere nel mix energetico il 10% da fonti rinnovabili entro il 2030.

La notorietà di cui gode ora il Ghana per le questioni ambientali, attraverso Ezekiel e il suo premio Goldman, dà sicuramente un colpo d’acceleratore. «Questo premio ha già cambiato la mia vita – ci confessa l’attivista – e voglio farne tesoro soprattutto continuando a lavorare con i giovani, per far nascere nuovi leader e nuovi modelli a favore di uno sviluppo più in linea con la sostenibilità ambientale».

(Céline Camoin)

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