Europa-Africa: in cerca di un equilibrio, tra tensioni e opportunità

di claudia
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di Massimo Zaurrini

Il Vertice che si apre oggi a Bruxelles tra Europa e Africa appare più delicato di molti altri in passato. Il confronto tra i due continenti che si specchiano sul Mediterraneo avviene a cinque anni, invece dei tre previsti, di distanza dal precedente. Ma in mezzo c’è stato il Covid e la rivoluzione che ha portato con sé. L’ultima volta che le due Unioni (quella Europea e quella Africana) si erano incontrate era il 2017 e il mondo era diverso. L’Africa era la seconda regione del pianeta per crescita economica, la sua relazione con “nuovi” partner internazionali (a cominciare dai cinesi) era all’apice e il rapporto con l’Europa viveva con un certo fastidio la testardaggine europea nel guardare al continente africano come un continente da “aiutare” nel suo sviluppo. Ma anche l’Europa era diversa nel 2017. C’era ancora il Regno Unito e quindi in (o meglio sulla) Africa ci si muoveva con i piedi di piombo per non urtare gli interessi (politici, economici, sociali e culturali) che due pesi massimi dell’Unione (Inghilterra e Francia) ancora avevano su quel continente. Nel 2017 l’Europa aveva ben salde le proprie filiere produttive in Cina e in Asia e l’Africa era una scommessa di lungo periodo. Ma il Covid ha rimescolato molte di queste carte e oggi il quadro degli elementi di tensione, ma anche di opportunità, nelle relazioni tra i due continenti è molto più complesso e variegato. Proverò a sintetizzare alcuni degli elementi esistenti al momento, ma che difficilmente verranno messi sul tavolo nel vertice di oggi e domani. Almeno ufficialmente e almeno nei comunicati finali. Ma sono gli elementi di fondo di molti degli incontri che si terranno a Bruxelles.

Tensioni
La gestione della politica dei vaccini da parte dell’Unione Europea e il mancato supporto in sede di Organizzazione Mondiale per il Commercio della deroga ai brevetti per la produzione sarà una spina nel fianco del summit. Così come il bando ai voli da e verso alcuni paesi africani imposto dall’Europa dopo la scoperta della variante ‘Omicron’ dal Sudafrica e che il continente ha vissuto come un’umiliazione. L’Europa dal canto suo soffre il cosiddetto “arretramento democratico” (con 4 colpi di Stato lo scorso anno e tensioni politiche diffuse) registrato e le aperture a nuovi player internazionali (Russia) in settori strategici (quelli militari). L’Africa soffre le ambizioni green europee (ma soprattutto i tempi rapidi) temendo il disinvestimento in un settore, quello del gas, il cui sviluppo è fondamentale per il continente. Sullo sfondo, per entrambi, la questione del debito e quella dei migranti.

Opportunità
Dall’altra parte però il Covid ha spinto l’Unione Europea a ripensare seriamente le proprie filiere produttive e catene del valore internazionale, identificando in alcuni paesi africani una valida alternativa al miraggio asiatico. Cito solo due di queste filiere, quella energetica (rinnovabili e idrogeno verde, ma anche LNG) e quella mineraria (con le strategiche terre rare). E questi elementi, più di ogni altra cosa, potrebbero davvero portare per la prima volta Bruxelles a ragionare realmente di un nuovo partenariato tra pari per Europa e Africa. E anche in Africa, l’ebrezza della sbornia cinese di prestiti e annunci ha cominciato a lasciare il passo ai mal di testa della mattina dopo. I governi europei e africani sembrano aver entrambi compreso l’urgenza di dare lavoro ai milioni di giovani africani prodotti dalla crescita demografica. Per incidere sulle migrazioni gli uni, per evitare di essere rovesciati da proteste di piazza gli altri.

terre rare
Le strategiche terre rare

Insomma gli elementi perché questo vertice apra realmente una nuova fase di relazione tra Africa ed Europa ci sono tutti sempre che gli africani puntino i piedi sugli elementi di tensione, e gli europei cambino finalmente gli occhiali con cui per troppo tempo hanno guardato all’Africa.

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