Crisi climatica e Cop 26, uno sguardo africano

di Enrico Casale

La crisi climatica non ha ricevuto un livello di risposta simile a quella della pandemia di covid-19, che ha dimostrato che si possono attivare potenti meccanismi. “Fino a quando il cambiamento climatico non sarà considerato una grave minaccia per l’umanità che costringerà o attiverà le risorse necessarie, gli impegni presi non saranno mantenuti”. Dal Ghana a condividere con InfoAfrica le proprie reazioni sulla Cop26 conclusa di recente a Glasgow, è Chibeze Ezekiel, Premio Goldman per l’ambiente 2020, fondatore dell’Ong Strategic Youth Network for Development Ghana (Synd).

Grande delusione, per lui che ha che ha condotto la sua più grande battaglia proprio contro la costruzione di una centrale a carbone in Ghana, è stato lo scarso risultato circa l’eliminazione del carbone come fonte di energia. “L’aspettativa di eliminare gradualmente l’energia dal carbone, alla conferenza sul clima Cop26 di Glasgow  non è stata soddisfatta poiché le parti, in particolare Cina, Stati Uniti, Australia, Sudafrica e India, non hanno sottoscritto l’impegno”. È stata deludente, secondo lui, la richiesta alle parti di accelerare la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni, aumentare la produzione di energia pulita e l’efficienza energetica e accelerare gli sforzi ‘verso l’eliminazione graduale’ dell’energia a carbone e quella dei sussidi ai combustibili fossili”.

“Una grigia speranza è che non vengano costruite nuove centrali a carbone. Possiamo solo sperare che le modalità messe in atto, come l’istituzione di un programma di lavoro per aumentare l’ambizione di mitigazione e l’attuazione e la convocazione di tavole rotonde ministeriali annuali sull’ambizione pre-2030 a partire dalla Cop27, portino a progressi concreti per ridurre le emissioni del 45% entro 2030 dai livelli del 2010.

L’esito della Cop26 ha avuto reazioni contrastanti. “L’opinione generale – osserva l’attivista ghanese – è che il patto di Glasgow sia molto deludente. Indubbiamente, il raggiungimento dell’obiettivo di 1,5 gradi richiede sia una rapida riduzione delle emissioni di gas serra, sia ambiziosi interventi di conservazione e ripristino della natura”

Come altri esperti africani sul clima, Ezekiel ritiene positiva la posizione sull’adattamento. Le parti hanno concordato l’operatività dell’obiettivo globale sull’adattamento, stabilendo un chiaro processo di avanzamento per l’azione e affrontando la mancata erogazione dei finanziamenti. È stato stabilito un programma di lavoro biennale Glasgow-Sharm el-Sheikh sull’obiettivo globale, è stato richiesto alle parti che non lo hanno fatto di inviare comunicazioni prima della Cop27, e sono stati esortati i Paesi sviluppati a raddoppiare almeno la fornitura collettiva di finanziamenti per il clima per l’adattamento ai Paesi in via di sviluppo.

“Il Fondo per l’adattamento ha raccolto un record di 356 milioni di dollari in nuovi impegni e il Fondo per i Paesi meno sviluppati 413 milioni di dollari in impegni. Sebbene questi impegni a tempo di record siano plausibili, potrebbero non tradursi necessariamente nel cambiamento necessario, in particolare perché ci sono poche informazioni sugli impatti dei fondi di adattamento in passato”.

Sul tema della finanza climatica, l’obiettivo annuale di 100 miliardi di dollari non è stato raggiunto “e purtroppo i Paesi sviluppati sono stati solo esortati a raggiungere l’obiettivo”. I dialoghi ministeriali biennali di alto livello proposti sui finanziamenti per il clima nel 2022, 2024 e 2026, ad esempio, “sembrano buoni. Tuttavia, non garantiscono realmente il rilascio effettivo da parte dei Paesi sviluppati. La pandemia di covid-19, ad esempio, ha avuto gravi ripercussioni economiche sia sui Paesi sviluppati che su quelli in via di sviluppo, il che ha fatto deragliare i progressi ottenuti nell’agenda di sviluppo globale come gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ciò solleva quindi preoccupazioni sulla capacità di aumentare e fornire i fondi necessari dalle parti”, osserva ancora il nostro interlocutore.

In qualità di leader giovanile, Ezekie ritiene che la decisione di definire il programma di lavoro decennale di Glasgow su “Action for Climate Empowerment” sembri buona in quanto sarà l’ideale per coinvolgere e promuovere la conoscenza tra i giovani. Inoltre, “è benvenuta la richiesta per le future presidenze della Cop di ospitare un forum annuale sul clima guidato dai giovani per garantire una partecipazione e una rappresentanza significative dei giovani nei processi decisionali multilaterali, nazionali e locali”. Questo, dice ancora a InfoAfrica, dà credito al ruolo importante dei giovani nella lotta ai cambiamenti climatici. È in questo contesto che la mia organizzazione, Strategic Youth Network for Development sta sviluppando una Youth Strategy for Climate Act”.

Secondo Ezekie, la decisione di definire il programma di lavoro decennale di Glasgow su Action for Climate Empowerment sembra buona in quanto sarà l’ideale per coinvolgere e promuovere la conoscenza tra i giovani. Inoltre, è benvenuta la richiesta per le future presidenze della COP di ospitare un forum annuale sul clima guidato dai giovani tra le Parti e i giovani per garantire una partecipazione e una rappresentanza significative dei giovani nei processi decisionali multilaterali, nazionali e locali. Questo dà credito al ruolo importante dei giovani nella lotta ai cambiamenti climatici. È in questo contesto che la mia organizzazione, lo Strategic Youth Network for Development (SYND), sta sviluppando una Youth Strategy for Climate Act.

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