Covid, verso il controllo della pandemia secondo Oms

di Enrico Casale

L’Africa starebbe gradualmente uscendo dal tunnel del Covid-19. Due anni dopo che il continente aveva identificato il suo primo caso di coronavirus, il 14 febbraio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che, se le tendenze attuali continuano, il continente potrà controllare la pandemia nel 2022. Già a fine gennaio, l’Oms aveva infatti segnalato che il numero settimanale di casi di Covid-19 era sceso significativamente e il numero di morti era diminuito per la prima volta dal picco della quarta ondata generata dalla variante Omicron.

“Mentre la prima ondata è durata circa 29 settimane, la quarta ondata è finita in sei settimane, o circa un quinto del tempo”, ha detto ieri la dottoressa Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per l’Africa, nel corso di una conferenza stampa virtuale durante la quale ha specificato che “negli ultimi due anni, il continente africano è diventato più intelligente, più veloce e migliore” nel rispondere ad ogni nuova ondata.

Secondo l’Oms, i casi di Covid riportati in Africa hanno raggiunto più di 11 milioni di cui 242.000 morti. Moeti ha precisato che il continente africano rappresenta quasi il 3 per cento dei casi globali e poco più del 4 per cento dei decessi globali.

Tuttavia, Reuters riferisce che, secondo l’Oms il numero di infezioni da Covid-19 in Africa potrebbe essere sette volte più alto di quanto i dati ufficiali suggeriscano, mentre i decessi dovuti al virus potrebbero essere da due a tre volte più alti. “Siamo consapevoli che i problemi dei sistemi di sorveglianza che abbiamo avuto nel continente hanno portato a una sottostima dei casi”, ha detto – riferisce Reuters – Moeti al briefing con i media di ieri.

Quello che è certo è che la diffusione del Covid ha avuto un impatto devastante, anche in Africa, a livello economico e sociale. Secondo la Banca Mondiale, si stima che la pandemia abbia spinto fino a 40 milioni di persone in condizioni di estrema povertà nel continente, e si stima che ogni mese di ritardo nella revoca delle misure di contenimento costi all’Africa 13,8 miliardi di dollari in prodotto interno lordo perso.

Per quanto riguarda le strategie per combattere la pandemia, l’Oms ribadisce che l’arma più potente contro l’emergere di nuove varianti è la vaccinazione. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione, circa 672 milioni di dosi di vaccini contro il Covid-19 sono state ricevute in Africa, di cui il 65 per è stato facilitato da Covax, il 29 per cento attraverso accordi bilaterali e il 6 per cento attraverso il Vaccines Acquisition Trust dell’Unione Africana. Stando alle medesime fonti, a gennaio, 96 milioni di dosi sono state spedite in Africa, che è più del doppio della quantità spedita sei mesi fa.

Nonostante ciò, avverte Oms, l’Africa è ancora indietro nella vaccinazione, con solo l’11 per cento della popolazione adulta completamente vaccinata. “La vaccinazione è fondamentale ma non dobbiamo dimenticare i test e la sorveglianza, che sappiamo essere strumenti fondamentali per riportare le nostre vite a una parvenza di normalità”, ha precisato Moeti aggiungendo che “mentre molti Paesi stanno considerando i richiami, l’85 per cento degli africani non ha ancora ricevuto una singola iniezione”.

In relazione alla produzione in loco di vaccini, gli sforzi dell’Africa per sviluppare la capacità di produrre internamente vaccini e farmaci contro il covid “non sono progettati per soddisfare le esigenze di quest’anno, ma sono progetti a lungo termine”, ha detto John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc), la principale agenzia di salute pubblica del continente africano, ripreso da Reuters. “Ci sono circa 10 Paesi che sono impegnati ora nel processo di produzione del vaccino o stanno pianificando di farlo” ha affermato Nkengasong, sottolineando che le attività in tal senso “stanno andando molto bene”. I principali Paesi coinvolti sono il Sudafrica, il Senegal, il Ruanda, l’Algeria e il Marocco. L’Egitto, che è stato il primo Paese africano ad avviare una produzione interna di vaccini (Sinopharm), non rientra in questa fase del progetto ma non è stato specificato il perché.

Secondo l’Africa Cdc il continente è inoltre ancora in trattativa con i colossi farmaceutici Merck e Pfizer per ottenere importanti forniture delle loro pillole antivirali per curare il Covid.

Condividi

Altre letture correlate: